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Putin rinuncia a Mosca? Ma... chi sono gli altri italiani che cantano per Putin

Daniele Priori
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Pupo va a Mosca, anzi no. Tutto è accaduto in ventiquattro ore. L’annuncio della partecipazione del cantante Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, come ospite d’onore al festival nazionale di musica russa “Road to Yalta 2023”, in programma il 2 maggio nel palazzo del Cremlino, l’incazzatura generale in Italia e la marcia indietro dell’artista. Dietrofront che Pupo ha annunciato nel pomeriggio di ieri, senza troppe spiegazioni, con un messaggio vocale inviato a Dagospia. 

«È successo l'imprevedibile, l'impossibile intorno alla mia eventuale partecipazione al festival Road to Yalta. In virtù di riflessioni e assorto nei miei pensieri nel viaggio che sto facendo da Lugano verso la città di Spa, in Belgio, dove mi fermerò per qualche giorno a risposare e ancora a riflettere – ha detto Pupo - ho deciso di non partire per Mosca. Certo non dipende dalle polemiche e da tutto ciò che è accaduto in questi giorni – aggiunge nell’audiomessaggio - ma dipende da un fatto che vi spiegherò più avanti, perché la mia abitudine è sempre quella di essere molto chiaro e leale con tutti, a prescindere da chi sono gli interlocutori».

 

PURE AL BANO AVEVA DISAPPROVATO
Vale dunque la pena capire meglio su quale sia il reale evento al centro di tale bagarre. “Road to Yalta” è un festival musicale patriottico fondato in Russia nel 2019. Si tiene nel mese di maggio, solitamente poco prima del Giorno della Vittoria sui nazifascisti (9 maggio) festa nazionale in Russia. Ed è certamente per questo rimando ai tempi della Liberazione anche nostra che il buon Pupo, già giurato nell’edizione 2021 del Festival, deve aver pensato bene di proporsi cantando “Bella Ciao” assieme ad alcuni artisti russi. Una citazione della Resistenza di ottant’anni fa in Italia. Non certo di quella ucraina drammaticamente più attuale.

Al Bano Carrisi, altro divo italiano adorato in Russia, appresa la notizia della iniziale adesione del collega al festival moscovita, ha lanciato il suo acuto di rabbia: «Pupo è libero di fare ciò che vuole, indubbiamente. Ma bisogna chiedersi davvero se sia opportuno, in questo momento, andare a fare le star in Russia» ha detto il cantante di Cellino San Marco parlando al Messaggero. «Servono princìpi» ha tuonato ancora Carrisi, ribadendo come lui, a guerra conclusa, sarà pronto a fare due concerti: uno a Kiev, uno a Mosca. Ma non ora.

“Road to Yalta”, infatti, soprannominata anche il Sanremo russo, andrà in scena a pochi giorni da un’altra importante manifestazione canora: l’Eurovision Song Contest, concorso vinto lo scorso anno proprio dall’Ucraina e dal quale la Russia, dopo l’inizio dell’invasione nei territori ucraini, è stata esclusa. Se, dunque, non è ancora dato sapere a quale “invasore” pensasse Pupo cantando Bella Ciao nello spot, di certo c’è che, a fianco alla partecipazione alla kermesse dell’artista toscano, sbandierata in prima pagina dagli organizzatori russi, era anche esposto, in maniera decisamente inequivocabile, quale fosse lo spirito della manifestazione e dei partecipanti, chiamati nei fatti ad aderire anche ideologicamente alla propaganda diffusa dall’evento. Artisti definiti «stanchi della perfidia degli Stati Uniti che condividono i nostri valori per nutrire di ideologia la guerra patriottica». Troppo forse anche per Pupo, che ha quindi optato per la marcia indietro.

C’è da dire, però, che Pupo non è l’unico artista italiano ad essere coinvolto nell’edizione di quest’anno. Di sicuro è il più famoso. Annunciata, infatti, la presenza a Mosca anche dell’ex concorrente di “Amici”, la cantante Cassandra De Rosa (che partecipò all’edizione vinta da Marco Carta nel 2007) e di Simone Romano, vincitore del “Cantagiro 2019”. Mentre proprio nel 2021, quando Pupo era in giuria (e la guerra non era ancora scoppiata), “Road to Yalta” fu vinto da un altro italiano, Federico Martello, cantante 38enne, nominato anche cavaliere della Repubblica Italiana per meriti artistici internazionali dal presidente Mattarella. Vittoria che bissava quella dell’ex Carramba boy, Thomas Grazioso avvenuta l’anno precedente. Ma erano altri tempi. E la Russia sembrava molto più vicina ai valori dell’occidente. Solo lo scorso anno abbiamo capito tutti che invece erano solo canzonette. Ora, forse, l’ha capito anche Pupo.

 

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