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Riccardo Muti smonta i Maneskin: "Tutti pensano a... come si chiamano? Una deriva"

Daniele Priori
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Tutti pensano solo ai... Maneskot o, come si chiamano, i Maneskin. Il maestro Riccardo Muti ci va giù duro e sferza, sbagliando (crediamo provocatoriamente) anche il nome, la rockband che più di ogni altra, al momento, rappresenta la musica leggera italiana nel mondo. Leggera, appunto, mentre la mano del maestro stavolta si scaglia pesante come un pugno su un sistema Paese, quello nostrano, in cui «la cultura segue una deriva verso il basso». Una sorda rabbia quella espressa dal musicista 82enne che, a buona ragione, si può considerare davvero un monumento vivente della musica e della cultura italiana nel mondo, mentre, a giudicare da quello che si sente in giro, ormai la nostra identità culturale sarebbe destinata a passare solo per le chitarre distorte, i modi sguaiati e le canzonette a basso costo dei ragazzacci romani.

Una sproporzione che Muti denuncia, soprattutto di fronte a quella che il maestro addita come una autentica vergogna, legata a un evento in particolare: la messa in vendita della casa di Lorenzo Da Ponte, librettista di opere come Don Giovanni, Così fan tutte e Le nozze di Figaro di Mozart, uno scrittore e poeta che dovrebbe essere studiato al liceo» mentre nel nostro Paese «stiamo bruciando i ponti con la cultura italiana» ha detto ancora Muti. Il riferimento è alla casa dell’artista che si trova a Vittorio Veneto, alla quale Muti aggiunge la preoccupazione anche per altri edifici come la casa di Paisiello odi Verdi.

 

 

 

Un affondo, quello del direttore d’orchestra, che non è arrivato in un giorno qualunque ma in occasione della presentazione della messa in scena, in programma il prossimo 29 novembre, della Norma di Vincenzo Bellini a Milano eseguita dalla Muti Italian Opera Academy proprio presso i locali della Fondazione Prada cui Muti ha voluto rivolgere un «doveroso ringraziamento da parte del mondo della cultura» di cui appunto Fondazione Prada, secondo il maestro è rimasta «tra i pochi sostenitori».

Una siringa vera e propria quella iniettata da Muti nelle vene del dibattito pubblico e arrivata a pungere come un fulmine a ciel sereno in una mattinata milanese di festa per la musica destinata in particolar modo ai giovani anche attraverso una lodevole opera di divulgazione parallela. Dal 18 novembre, infatti, il pubblico potrà assistere all’intero percorso di lezioni e prove condotto dal maestro. Ad andare in scena sarà un nuovo allestimento concepito per gli spazi del Deposito della Fondazione Prada che accoglierà Riccardo Muti il quale, alla guida dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini, intraprenderà un progetto di formazione rivolto a giovani direttori d’orchestra e maestri collaboratori al pianoforte. Tutti giovani artisti i partecipanti, di età compresa tra 18 e 35 anni, diplomati in Italia o all’estero in direzione d’orchestra o pianoforte, selezionati attraverso un bando internazionale da una commissione esaminatrice presieduta dal maestro stesso. Che probabilmente proprio per la compresenza di così tanti ragazzi in un progetto a loro principalmente destinato, ha voluto mirare come obiettivo della propria stizza la rockband italiana. Come dire: preoccupiamoci delle cose serie, non soltanto delle canzonette e del rock’n roll.

 

 

 

Un messaggio diretto tanto al Paese attraverso il governo, quanto proprio agli stessi musicisti che con passione (e ancora ce ne sono) si dedicano allo studio e alla diffusione della musica colta. A raccogliere benevolmente la protesta si è sbrigato il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, appoggiando in toto lo sdegno del maestro Muti. «Da Ponte è uno scrittore e poeta che dovrebbe essere studiato al liceo. La casa di Lorenzo da Ponte impone un’attenzione da parte del ministero con un vincolo storico relazionale o l’acquisto diretto o in prelazione. 132 mila euro per la casa del celebre librettista non sono certo uno spreco», aggiunge Sgarbi. «In ogni caso mi muoverò per trovare una fondazione bancaria attenta alla musica che in nome del binomio Da Ponte/Mozart, acquisti l’edificio». A stretto giro è intervenuto anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano sottolineando come quella del maestro Riccardo Muti sia «una voce autorevole che merita di essere ascoltata. Ho dato immediatamente disposizioni agli uffici del Ministero per accertare se sussistano i presupposti per l’esercizio del diritto di prelazione da parte dello Stato». Qualcosa sembra inizi a muoversi. 

 

 

 

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