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Baby Reindeer, quando la stalker è donna

Gabriele Galluccio
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Scordatevi Attrazione fatale, il film del 1987, con Michael Douglas vittima di Glenn Close che gli vuole rovinare la vita e il matrimonio, dopo una notte di passione clandestina e un gran rifiuto a proseguire. Qui siamo in Inghilterra, a Londra, ai giorni nostri con la miniserie Baby Reindeer, disponibile su Netflix, che è qualcosa di totalmente diverso, inaspettato e sconvolgente. Stavolta, infatti, la follia, la cattiveria e la malattia mentale sono di una stalker donna ai danni di un uomo. Una situazione spiazzante con una forza drammaturgica che emerge grazie ad un racconto che non dà punti di riferimento come genere (leggero, drammatico, comico), ma che lascia interdetti. Ci sono tutte le caratteristiche narrative di un caso di stalking: una relazione tossica e continui abusi morali e fisici (nella quarta puntata c’è anche il classico avviso: attenzione andranno in onda scene di violenza, siete avvisati), ma stavolta a subire tutto è un uomo con tutte le conseguenze del caso.

PICCOLA RENNA
Questo, e molto altro ancora, è Baby Reindeer (Piccola renna) che è tra le serie più viste su Netflix anche a sorpresa, visto che la stessa piattaforma di streaming non l’ha pubblicizzata più di tanto. Però tramite il passaparola è diventata la storia che tutti ora devono vedere. È una miniserie (sette puntate da circa 30 minuti ciascuna) creata, scritta e interpretata da Richard Gadd, attore e comico scozzese che l’ha tratta da suo spettacolo teatrale (Monkey See Monkey Do, che nel 2017 ha vinto il premio per la miglior commedia al Fringe di Edimburgo, uno dei più grandi festival di teatro al mondo) basato su alcune sue reali esperienze di vita. Donny (lo stesso Gadd) è un barista che sogna di fare lo stand-up comedian che fa amicizia, nel pub dove lavora, con Martha (Jessica Gunning). Tra i due nasce una simpatia con la donna che diventa così cliente abituale del locale. E fino a qui ha l’apparenza di una potenziale commedia romantica. Ma che qualcosa di strano covi lo spettatore, un po’ più smaliziato, lo sospetta. Donny è fidanzato (con una ragazza trans) e Martha è una ragazza “paffutella” e troppo ciarliera dei fatti suoi, ma anche molto curiosa e insistente con lo stesso barista il quale si accorge subito che la sua nuova amica ha qualcosa di strano, ma decide comunque di proseguire con la conoscenza. Ma è l’atmosfera, sempre in bilico tra dramma e commedia, a suggerire che i protagonisti non sono proprio delle persone equilibrate. «Molti hanno paura di ammettere i loro errori, e io credo che molti siano fatti per compiacere gli altri. Rimaniamo nella bugia perché così è più semplice abbassare la tensione. E io non avrei mai voluto turbare chi sembrava così vulnerabile», ha spiegato lo stesso Gadd dando una possibile chiave a tutto quello che poi avverà nella miniserie.

DISCESA AGLI INFERI
Col passare delle puntate il registro cambia: il racconto diventa più cupo ed è in pratica una discesa agli inferi che non risparmia nessuno. «Quando è un uomo a essere perseguitato, la sua esperienza a volte viene rappresentata nei film come qualcosa di sexy. La stalker viene spesso rappresentata in versione sexy come una femme fatale che diventa poi sempre più sinistra. Non c’è la stessa minaccia di violenza fisica, ma nel mio caso ero comunque fisicamente spaventato, perché non sapevo fino a che punto potesse arrivare», svela sempre Gadd introducendo un altro tema che è anche un po’ la chiave per capire il successo della serie. In quattro anni, come accaduto nella realtà allo stesso Gadd, la donna gli inviò più di 41.071 e-mail, oltre 350 ore di messaggi vocali e diversi regali insoliti. E i messaggi, che nella serie la donna scrive al barista, sono stati scelti tra quelli realmente ricevuti dall’autore. Un’odissea che fa riflettere, ma che appassiona come un grande thriller.

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