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Franco Di Mare: "Tumore incurabile, parlo col respiratore"

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Gabriele Galluccio
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«Ho preso un tumore molto cattivo, legato alla presenza di amianto nell’aria», è il racconto struggente di Franco Di Mare, che ha è intervenuto in collegamento a Che tempo che fa per parlare della malattia che lo sta consumando. Un respiratore automatico gli ha permesso di conversare con Fabio Fazio e di spiegare come si è ritrovato in una condizione irreversibile: «Questo tumore si prende perché si respirano particelle di amianto senza saperlo. Una volta liberata nell’aria, la fibra ha un tempo di conservazione di sé lunghissimo, può restare in attesa fino a 30 anni e quando si manifesta è troppo tardi». Il giornalista ha scritto un libro, Le parole per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi, che ha definito una sorta di testamento: tra le pagine la sua storia personale si intreccia con la terribile esperienza che sta vivendo a causa della malattia.

«Ho avuto una vita bellissima- ha dichiarato Di Mare - e le memorie che ho sono piene di vita. Non mi voglio fossilizzare attorno all’idea della morte. C’è una vita, anche tutti i giorni, e mi dispiace scoprirlo adesso, ma non è troppo tardi perché, come diceva Boskov, la partita finisce quando l’arbitro fischia. E il mio arbitro non ha ancora fischiato». Tra l’altro l’ex direttore di Rai 3 non ha perso l’atteggiamento positivo nei confronti della scienza che «va sempre avanti» e che può dare una speranza anche nelle situazioni più disperate: «Sono qui a festeggiare l’idea che esista una soluzione che ancora non è stata scoperta ma che probabilmente verrà scoperta. Non bisogna buttarsi giù, lo dico agli ammalati del mio stesso tumore: si può andare avanti con ragionevoli speranze che ci sia una soluzione e che non sia così lontana».

 



La nota dolente per Di Mare è stata la reazione della Rai di fronte alla sua malattia. «Si sono dileguati - ha accusato tutti i gruppi dirigenti, anche quelli precedenti. Posso capire che esistano delle ragioni di ordine legale e sindacale, ma io chiedevo alla Rai lo stato di servizio che è un mio diritto. Sono spariti tutti... Quello che capisco meno è l’assenza sul piano umano. Persone a cui parlavo dando del tu, perché ero un dirigente della Rai, sono scomparse, si sono addirittura negate al telefono. Come se fossi un questuante. Io - ha chiosato Di Mare - davanti a un atteggiamento del genere trovo solo un aggettivo: ripugnante». 

 

 

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