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Miss Italia, così il politically correct ha ucciso il concorso di bellezza

Paola Cardinale
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Ofelia, e chissà che i genitori non si siano ispirati al personaggio di Shakespeare. Ma, diversamente dalla delusa vittima del fascino di Amleto, lei non ha certo intenzione di passare per vittima degli eventi. Anzi: Ofelia Passaponti, 24enne di Siena, ha deciso di buttarcisi, negli eventi, ed è stata eletta Miss Italia 2024. Un titolo un tempo roboante, anticamera di successo sicuro, e vi risparmiamo la lunga lista di bellezze nostrane poi diventate star che se l’è aggiudicato. E invece ieri la notizia era pubblicata in forma semiclandestina, con brevi o brevissime sui siti, articoli per la verità privi di entusiasmo e di glamour, quasi fossero verbali di polizia.

In effetti dalle foto possiamo dire che i giurati, chiunque essi fossero, hanno lavorato bene: Ofelia è davvero molto bella. Le sue note biografiche, perla cronaca, ricalcano quelle di tutte le ultime concorrenti: laurea triennale in tasca, laurea magistrale in corso d’opera, sportiva e appassionata di pallavolo, è fidanzata con un giocatore di pallacanestro (non di calcio, ed è già un tratto distintivo). Ha dedicato la vittoria alla famiglia, e ha dichiarato che la sua esperienza l’ha fatta crescere e la augura a tutte le donne, mettendo mani e piedi avanti circa l’eventuale valore non-femminista (e dunque criminale, in base alla vulgata attuale) del concorso di bellezza al tempo presente.

 

 

Che è un discorso, questo, che ha anche un senso. Il cliché è in effetti parecchio datato, e l’immaginario comune lo ricorda, immutabile, per come si presentava negli anni Cinquanta: la sfilata in costume succinto (non è più così, ma ci ritorniamo) davanti a una giuria i cui componenti alzano la paletta in base al gradimento estetico, e le concorrenti che inevitabilmente, nell’intervista di presentazione, esprimono come desiderio più agognato «la pace nel mondo». E però, signori, anche questa è per l’appunto un’immagine un po’ stereotipata della questione. Perché Miss Italia rappresenta ormai - o meglio, vorrebbe - una rassegna di quelli che un tempo sarebbero stati definiti “volti nuovi”, ragazze pronte ad avventurarsi sì nel mondo dello spettacolo, ma non necessariamente sculettando o sbattendo le ciglia in favor di telecamera. Non per niente, nell’edizione di quest’anno, le concorrenti non hanno sfilato in costume da bango, ma indossando camicie.

La verità è che il concorso di Miss Italia è stato condannato a morte dall’ideologia imperante, quella del politicamente corretto, che come spesso accade parte da pincìpi anche condivisibili, ma che se diventano il modo per imporre a tutti una determinata visione del mondo e della convivenza, allora possono trasformarsi in cliché uguali e contrari a quelli che intende combattere e abbattere. Per andare al punto: pensare che oggi le ragazze diventino semplici strumenti al servizio del godimento maschile qualora si espongano in manifestazioni con l’intento di intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo, è questo sì del tutto fuori dalla realtà.

La consapevolezza di sé e del proprio ruolo nella società passa anche e soprattutto dalla libertà di scelta, e risulta insopportabile - anche se, ripetiamo, magari basata su considerazioni condivisibili- questo moralismo che inquadra ed etichetta ogni cosa in base a quello che l’irreprensibile giuria del decoro di genere ritiene giusto o meno.

Ripetiamo ancora una volta: può essere certo che Miss Italia rappresenta una forma di spettacolo ormai passata di moda, e in questo senso il mercato il mercato televisivo, nell’occasione, e dunque il gradimento del pubblico - è giudice supremo. Ma il sospetto è che sia stata bandita dal palinsesto più che altro perché ormai “non sta bene”, è “umiliante per le donne”. Come se, come si ritiene da millenni, le donne - in senso singolo, individuale, e non con questa logica “sindacale” del genere che permette ad alcune di pontificare per tutte- non siano in grado di decidere per sé stesse.

Tornando alla bellissima Ofelia, dopo l’incoronazione è apparsa raggianta: «Ho fatto un percorso incredibile con tante bellissime ragazze da tutta Italia ed è un onore ricevere questa corona e questa fascia, che spero di portare con altrettanto onore». Un discorso leggero, sorridente. Niente di umilianre per il genere femminile. Non resta che augurarle buona fortuna. Politicamente corretta, s’intende.

 

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