Netflix, la durissima vita dei "maschi veri" italiani

di Daniele Priorimartedì 13 maggio 2025
Netflix, la durissima vita dei "maschi veri" italiani
3' di lettura

Il maschio alfa italico è finito. A certificarlo è Netflix. Finito anzitutto in balia di ogni fragilità possibile che, quasi sempre, ha a che fare con la metà femminile del cielo. Più che un atto d’accusa, però, è la presa d’atto di una condizione limite di tipo psicologico che vede l’uomo, proprio come una donnicciola qualsiasi, precipitato di fatto sull’orlo di una crisi di nervi. Quanto basta a rendere la situazione grave ma certo non seria, anzi intrinsecamente comica.

A confermare il dato basta soffermarsi sulla soluzione individuata come valida: una sorta di azione di pronto intervento al testosterone che garantisca finalmente una rinnovata presenza autenticamente maschile di Maschi Veri, quelli che non temono nulla... o quasi. E non devono chiedere mai. Quelli di una volta, insomma, che oggi sono costretti a battere la ritirata di fronte a un’emancipazione femminile troppo più rapida e convinta.

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SCIAGURATI 40ENNI
E proprio Maschi Veri è il titolo (la prima di tante prese in giro al sessismo quanto al politically correct forzato) della nuova serie in uscita il 21 maggio sulla piattaforma. Protagonisti della storia sono quattro sciagurati quarantenni affetti da “maschilismo tossico”. Si tratta di Mattia (Maurizio Lastrico), Massimo (Matteo Martari), Riccardo (Francesco Montanari) e Luigi (Pietro Sermonti) che si trovano, di fatto, nel bel mezzo della moderna trama sociale in cui la donna - ma più in generale il femminile - è la parte forte. Qualcosa che i nostri tragicomici eroi non riescono proprio a comprendere ma in ogni caso, chi in un modo chi nell’altro, subiscono pesantemente. Maschi Veri è la versione italiana di Machos Alfa, serie che in Spagna è andata fortissimo. Italianizzare il prodotto per il team degli sceneggiatori formato da Furio Andreotti, Giulia Calenda e Ugo Ripamonti, è significato stravolgere parti del format originale.

Mattia, Luigi, Massimo e Riccardo, i quattro protagonisti, ognuno con la propria storia particolare, sono stati resi uomini che riflettono le incertezze, i paradossi e tutte le contraddizioni della mascolinità italiana di oggi. A partire proprio da Massimo (Matteo Martari) il leader e più figo del gruppo, direttore di un network televisivo che è, ahilui, proprio il primo a subire lo scaccomatto sul lavoro da una donna che prenderà il suo posto. Luigi (Pietro Sermonti) che è il buono del gruppo, totalmente nella parte del padre di famiglia iper premuroso (orgoglioso di esserlo e di sacrificare anche il lavoro per questo nobile scopo) si troverà costretto a fronteggiare la moglie che inizia ad avanzare inopinate pretese sessuali cui lui non riesce a tenere botta. Mattia (Maurizio Lastrico) rimasto scottato dalla fine del suo matrimonio, viene sollecitato ad emanciparsi dalla figlia, Emma (Alice Lupparellj) giovane attivista della gen-Z, fluida, sensibile ai diritti lgbt che invita con decisione il padre a rifarsi una vita, iscrivendolo all’app di incontri Tindr.

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Le altre donne coprotagoniste della serie sono: Daniela (Laura Adriani), la compagna di Massimo, Tiziana (Thony) e Ilenia (Sarah Felberbaum) alle prese con quel bambinone di Riccardo (Francesco Montanari), il più libertino (in apparenza), infedele, amante della moglie del socio con cui gestisce il suo bistrot fin quando non scopre che è proprio sua moglie a chiedergli di «aprire la coppia». E allora ogni certezza cade. Proprio come tutti i cliché sul maschio alfa italiano che sembra essere diventato più che altro una beta version con tutti i difetti strutturali che ne conseguono.

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