Piccoli Gassmann crescono. Leo è un cantante; è il figlio di Alessandro, attore e nipote di Vittorio, mostro sacro del cinema italiano. Talento quasi irraggiungibile. Anche se tutti e tre nel campo artistico, né Leo, che ha scelto di fare il musicista, e neppure il padre che ha seguito le orme del genitore scomparso hanno cercato di imitare il Gassmann inarrivabile. Anzi, lo stesso Alessandro ha sempre scelto personaggi diversi pur di non mettersi in competizione con il papà (seppur bravo nei panni del commissario dei “Bastardi di Pizzofalcone”, come nel ruolo del professore di filosofia di una serie tv di successo). E dunque non è esattamente in nome dell’arte che possiamo dire “tale padre, tale figlio”, piuttosto per una tendenza politica che accomuna Alessandro e Leo: si nutrono di ideologie progressiste, parlano di ambiente, accoglienza, lotta al razzismo, diritti LGBTQ; entrambi scrivono sui social pensieri e messaggi che fanno discutere (e indignare) la rete.
E se l’attore di “Caos calmo” si è risentito per il convegno “Remigration Summit” - ospitato al teatro d Gallarate, a Milano, al quale hanno partecipato nazionalisti italiani, olandesi, francesi e austriaci e dove l’eurodeputato Roberto Vannacci ha recapitato un videomessaggio - cavalcando le polemiche sull’antifascismo. E ha espresso il suo dissenso al primo cittadino della città lombarda, il leghista Andrea Cassani, «se nelle sue intenzioni vi è quella di continuare a ospitare in un luogo di cultura, manifestazioni con slogan razzisti e illiberali, le chiedo di togliere il nome di mio padre al suddetto teatro. Mio padre ebbe parenti deportati e uccisi dai nazifascisti», ricevendo l’immediata replica del sindaco: «Forse papà Vittorio, «uomo eclettico», non la penserebbe così e «non avrebbe combattute le idee altrui con la censura».
Gassmann figlio-junior attacca all’indomani del referendum chi non è andato alle urne. Scrive su X scrive «ma mi spiegate perché non siete andati a votare?». E aggiunge: «Perché un lavoratore non dovrebbe andare a votare a favore di una legge che gli permette di essere tutelato? Davvero non capisco! Mi spiegate?». E invece incassa una raffica di critiche. La prima è un videomessaggio di Marco Rizzo che cerca di illuminare il vincitore del Festival di Sanremo 2020 nella sezione “Nuove proposte”. Poi un novax gli scrive: purtroppo «volevo andare a votare, ma non avevo il greenpass» e quindi «non potevo recarmi al seggio». Tanto per ripassare qualche provvedimento fuori da ogni logica che la sinistra ha messo in campo durante la pandemia. Molti dei quali volevano mandarci a votare.
Qualcun altro ricorda al musicista: «Chi voleva toglierla la legge di cui parli, sono gli stessi che l’hanno fatta», e «i lavoratori, di farsi prendere per il c..., da te e dai tuoi amici, ne hanno i c... pieni. Te lo dice un lavoratore, ma te non sai cosa sia, un lavorato re».