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Gianni Togni, lo sfogo: "Ringrazio 'Luna', ma sono molto di più"

venerdì 10 ottobre 2025
Gianni Togni, lo sfogo: "Ringrazio 'Luna', ma sono molto di più"

(LaPresse)

3' di lettura

Quarantacinque anni e non sentirli. O meglio risentirli al top della qualità audio. Con la sempreverde Luna che è il cuore dell’album da guinness, almeno per la lunghezza del titolo che nel 1980 lanciò Gianni Togni verso il successo «...e in quel momento, entrando in teatro vuoto, un pomeriggio vestito di bianco, mi tolgo la giacca, accendo le luci e sul palco m'invento. Una storia nella storia di un disco che rinasce oggi in un elegante cofanetto con un remixaggio completo, brano per brano, dai nastri originali. “Un lavoro che pensavo si potesse fare in sei giorni, mentre ci ha impegnato per più di un mese...», ci ha raccontato Togni. «...e in quel momento...». Remix 2025 è disponibile da oggi in formato cofanetto, composto da un LP, che include le otto tracce dell’album, e da un cd che contiene anche Luna in spagnolo e le versioni alternative di quattro brani realizzate per questa produzione. Le tracce del disco sono tredici.

Gianni, ma partiamo dalla lunghezza del titolo. Come vi venne in mente?
«Pensare che si doveva chiamare Debutto... Solo che poi noi romani abbiamo subito ribattuto: sì, de sotto... E allora partendo dalla foto di copertina, con l’abito bianco, scattata in un vecchio teatrino vicino piazza Navona, abbiamo pensato vari titoli possibili. Visto che non ci decidevamo, li abbiamo nessi tutti, separati dalle virgole».

Tornare a lavorare su un album che ha rappresentato il successo assoluto, dopo quasi mezzo secolo, che sensazione è stata?
«La cosa bella è stata ripensare con Guido Morra, autore dei testi con cui ci conosciamo dalla prima liceo, che allora non credevamo proprio di aver realizzato qualcosa di così grande successo... Suonavamo la domenica pomeriggio al Folkstudio giovani, finché, nel 1979, incontrai il produttore Giancarlo Lucariello. Ricordo pomeriggi interi tra studi di letteratura moderna, l’ascolto di tanti artisti folk-rock e prove dei testi da cantare».

Al Folkstudio vedevate anche gli altri cantautori della cosiddetta scuola romana?
«Beh sì, ogni tanto si facevano vedere Venditti e De Gregori. Ma loro erano più grandi. Per noi erano già dei miti...».

I Pooh sono stati la vera nave guida per lei. È così?
«Con loro ho fatto la vera gavetta e ho imparato tutto. Da Stefano D’Orazio, in particolare, che era un perfezionista. Non doveva esserci un cavo fuori posto. Con loro ho imparato come stare sul palco. Ricordo che mi esibivo prima dei loro concerti, poi andavo nei loro camerini a studiare per gli esami all’università».

Red Canzian doveva produrle anche il primo disco, vero?
«Sì che poi non è mai uscito ma ho ritrovato vari pezzi nei cassetti. Ai quali avevo lavorato con un altro grande musicista Claudio Fabi, il papà di Niccolò».

Poi, d’un tratto, inizia a dedicarsi al teatro musicale e incontra Massimo Ranieri...
«Sì. Nel 1987 andai a Londra dove tra l’altro nei negozi di dischi trovai ovunque un mio album Bersaglio mobile che in Italia non aveva convinto...Seppi che era anche in molti altri paesi d’Europa. Tornai a casa con la passione per i musical e iniziammo a scrivere la storia di un divo del cinema muto che pensai di proporre proprio a Massimo Ranieri che in quel periodo aveva deciso di recitare soltanto. Inizialmente mi disse che non voleva avere più nulla a che fare con la musica. Poi però ascoltò la cassetta e mi chiamò per avere i copioni. Peccato che non esistessero ancora se non nelle nostre teste! Fatto sta che arrivammo prima di Cocciante a fare musical sinfonici. E ci chiamarono a suonare fino a Stoccolma».

Fu sempre lei a riportare Ranieri a Sanremo dopo diversi anni. Vero?
«Eh sì, nel 1997 con Ti parlerò d’amore che avevo scritto io...».

Oggi c’è, tra i giovani, un nuovo Gianni Togni?
«Beh, Lucio Corsi scrive bene sia i testi che le musiche. L’unico consiglio che mi sento di dargli è di curare un po’ di più le registrazioni. Perché i dischi non sono opere letterarie. Si debbono ascoltare e per questo devono suonare nel migliore dei modi».

Ha mai pensato a un impegno in televisione? Le piacciono i talent show musicali?
«In televisione mi chiamano sempre... Il problema è che vogliono sempre le stesse canzoni. Se dico che ho l’album nuovo da proporre, non sono interessati. Forse hanno paura che la gente cambi canale... Che poi magari un pezzettino di Luna lo canto pure... Ma ho deciso di non andare più a cantare solo canzoni vecchie. Dobbiamo anche guardare avanti!».