Il 2026 al cinema avrà un volto che vedremo più di altri: quello di Robert Pattinson. L’ex efebico e vampiresco protagonista di Twilight è cresciuto e lo vedremo in tre film super attesi diretti da tre registi di culto: The Odyssey di Christopher Nolan, Dune – Parte 3 di Denis Villeneuve e The Drama di Kristoffer Borgli. Tre film nei quali lo vedremo assieme a un’altra grande diva della nuova generazione: Zendaya con la quale in The Drama dovrebbe a quanto pare convolare addirittura a nozze.
Pattinson, insomma, si è trasformato cambiando natura in maniera lenta ma inesorabile - proprio com’è il tempo che scorre- anzi quasi giocando a poker col calendario. Ed è stato grazie a questa tattica se l’attore statunitense nei quasi 18 anni trascorsi dall’esordio boom che lo portò a diventare l’ idolo delle teenager, è mutato in un attore fatto e formato. Anzi, ad essere più precisi, proprio nell’attore dell’anno, stando al numero e alla fama dei titoli e dei registi a fianco ai quali vedremo Pattinson nell’anno che sta per iniziare. Quello più visto, più chiacchierato, più invidiato. Un anno da far tremare i polsi, con tre film-evento destinati a dominare box office e premi.
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Parti arrivate a Pattinson non certo per caso ma per una traiettoria costruita con intelligenza. La sua carriera, infatti, si può definire al pari di un manuale di sopravvivenza post-fama. Dopo l’esplosione globale di Twilight, Pattinson avrebbe potuto vivere di rendita, incassare assegni a sette zeri e replicare all’infinito lo stesso ruolo. Lui, invece, ha fatto l’esatto contrario. Si è nascosto, ha scelto film più piccoli, spesso difficili, a volte persino respingenti. In Cosmopolis di Cronenberg era un miliardario alienato, in Good Time dei Safdie un criminale disperato e disturbante, in The Lighthouse di Eggers un uomo che scivola nella follia tra sale, alcool e gabbiani.
Performance che hanno così come riscritto la sua reputazione in scena, trasformandolo da idolo pop a attore vero, credibile, rispettato. Fatto sta che ora il grande cinema, quello che conta davvero, se n’è accorto. The Odyssey di Nolan, infatti, è uno dei progetti più ambiziosi del decennio: un kolossal epico che rilegge Omero con la solita ossessione nolaniana per tempo, destino e identità. Pattinson interpreterà un personaggio chiave del viaggio, sospeso tra eroismo e ambiguità morale. Villeneuve, invece, lo ha arruolato per Dune – Parte 3, capitolo conclusivo della saga fantascientifica più elegante degli ultimi anni.
Qui Robert sarà al centro dei nuovi equilibri di potere dell’Impero, in un film che promette di alzare ulteriormente l’asticella visiva e narrativa. A completare il clamoroso tris c’è The Drama di Kristoffer Borgli, Pattinson potrà dare libero sfogo alla sua vena più disturbante e ironica. Un film che difficilmente farà grandi incassi, ma che tutti citeranno. E poi c’è Batman. Il suo Cavaliere Oscuro, più fragile e ossessivo, tornerà in un nuovo capitolo che promette scintille.
La notizia che fa rumore è la possibile entrata di Brad Pitt nei panni del nuovo super cattivo, il Dr. Arkham, in un confronto che sembra pensato apposta per incendiare il pubblico. Nel cast torna anche Colin Farrell, irriconoscibile Pinguino, e arriva Scarlett Johansson, pronta a dare peso e carisma a una saga sempre più adulta. A fianco allora ancora Pattinson star globale che non ha paura di spaziare dal cinema d’autore al blockbuster senza mai sembrare fuori posto. Nel 2026 sarà ovunque. Pare che in questa Hollywood da tempi di crisi, il regno della celluloide Usa abbia trovato il suo antidoto alla sfortuna in un divo senza smanie da divo che un tempo era un vampiro e oggi un portafortuna.




