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Rai, l'affondo di Flavio Insinna: "A 58 anni sei obbligato ad avere il cervello della tua età"

Roberto Tortora
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Uomo di carattere, artista poliedrico, Flavio Insinna non si ferma mai. Chiusa l’esperienza televisiva con L'Eredità, torna subito a teatro e debutta a Brindisi con lo spettacolo Gente di facili costumi, per la regia di Luca Manfredi che porta in scena la commedia scritta dal padre Nino con Nino Marino, interpretata dal papà nel 1988 con Pamela Villoresi. Per l’occasione, Insinna è stato intervistato da La Repubblica: “È un omaggio, fatto con grande sentimento, a un gigante inarrivabile, un fuoriclasse. Siamo innamorati di attori come Manfredi, Sordi, Gassman, Mastroianni, Volonté. Nessuno pensa di poterli emulare, mi avvicino a Nino in punta di piedi. Abbiamo provato tanto, limato il testo, Luca ha velocizzato alcuni passaggi, ma è rimasto l’impianto anni ‘80: è artigianato teatrale, speriamo che il pubblico si diverta”.

L’incontro tra Nino Manfredi e il giovane Flavio c’è anche stato: “Ai tempi della scuola di Gigi Proietti. Per un caso fortunatissimo, ci assegna un compito a gruppetti di tre, una specie di tesina, con prove teoriche e pratiche. Con Nadia Rinaldi e Gabriele Cirilli ci manda a fare un’intervista a Nino Manfredi, che ci accolse nella casa all’Aventino, era il febbraio dell’89. Mi sono immerso nella mia cantina, in quella a casa di mamma – racconta l’ex-conduttore de L’Eredità - per cercare tra i ripiani la preziosissima audiocassetta dell’intervista, da cui poi ricavammo un articolo. E ho fatto una sorpresa a Luca. Emozionante: Nino racconta a ruota libera la voglia di giocare, di inventare. Il destino: passa una vita, e il figlio mi affida il ruolo del padre”.

 

Nessun rimpianto per la tv? Insinna mostra grande saggezza: “Fosse successo a 30 anni, di non condurre più un programma, credo che avrei reagito in un altro modo. Ma ho 58 anni e a 58 anni sei obbligato ad avere il cervello della tua età. Accetti le decisioni. Poi non si può neanche pensare di condurre la stessa trasmissione per tutta la vita. Ho vissuto stagioni piene in Rai, ricordo quando ho iniziato a provare in studio, la scomparsa di Fabrizio Frizzi è stato un dolore immenso. Con l’aiuto di Carlo Conti — il mio viatico, e ancora lo ringrazio per l’aiuto — sono entrato nella famiglia dell’Eredità, in milioni di case. Abbiamo fatto il quiz in condizioni normali, con lo studio vuoto, con la pandemia, quando c’è stata la guerra, coi mondiali del Qatar e la gente ci ha sempre voluto bene. Dico ancora grazie, è stato bellissimo. Ringrazio per quello che ho avuto e quello che sarà ce lo godremo”.

Insomma, Flavio Insinna sembra oggi più motivato che mai: “Che ho studiato a fare tutta una vita? A cosa sono servite le serate con Proietti, Abatantuono, con Frassica? Tempo fa mi hanno regalato un libro sulla vita di Bruce Lee. Non lo prendono per una grande serie americana, ci resta male. Ma dice che se avesse perso tempo col rancore, non sarebbe servito. Ha fatto i film che lo hanno reso un’icona. Nella vita bisogna saper voltare pagina”.

 

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