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Otto e Mezzo, Lilli Gruber 'sconvolta' da Mario Monti: "Abbiamo bisogno di respirare, pubblicità"

Roberto Tortora
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Dopo un anno e mezzo di governance della nuova maggioranza di centrodestra, guidata dalla premier Giorgia Meloni, a Otto e Mezzo, talk di approfondimento politico pre-serale di La7 e condotto da Lilli Gruber, si traccia un bilancio generale. Tra gli ospiti c’è chi il Paese lo ha già guidato e lo ha fatto in un momento di grandissima crisi e corrisponde al nome di Mario Monti, dal 16 novembre 2011 fino al 28 aprile 2013 Presidente del Consiglio, in seguito alle dimissioni di Silvio Berlusconi

Quando Lilli Gruber promuove l’ultimo libro del senatore a vita, dal titolo “Demagonia. Dove porta la politica delle illusioni”, Monti spiega il quadro che vi ha descritto all’interno sulla politica italiana e non solo: “Per risvegliare l'opinione pubblica bisogna spiegare bene cosa sta succedendo mentre dormiamo. Quello che sta succedendo in Italia, come in tantissime democrazie occidentali, non solo europee. La gente non va più a votare, i politici sono diventati una categoria non troppo stimata purtroppo, mettiamola così in modo riguardoso, e siamo noi in Italia in una Repubblica di spergiuri, perché tutti giurano di rispettare la Costituzione e perseguire l'interesse esclusivo della nazione, ma c'è qualcuno che ci crede oggi che sia questo l'obiettivo dei partiti?”.

 

 

 

A quest’ultima considerazione la conduttrice chiude con un’esclamazione di sconforto e lancia la pausa: "Pubblicità, dobbiamo un po' respirare perché non ci ha messo molto di buon umore...".

 

Guarda qui il video di Otto e mezzo

 

La Gruber, poi, chiede a Monti se il premierato tanto voluto dalla Meloni sarebbe un passo avanti per il Paese. L’ex-presidente dell’Economia non è d’accordo: “Il governo Monti, intanto, non l'ho voluto e non l'ho votato io, l'ha votato la Meloni che faceva parte del partito di Berlusconi, ha votato per un anno le principali misure. Porsi il problema di una riforma della costituzione è una cosa legittima, sana. Bisogna vedere se l'obiettivo sperato può essere conseguito. Io credo che il premierato ridurrebbe la governabilità, invece che aumentarla. Questo è il punto essenziale, perché la governabilità oggi è qualcosa che richiede riforme spesso pesanti, momenti di larga coesione per superare determinati ostacoli nella vita di un paese. E si è visto concretamente in questi anni che i paesi che hanno il presidenzialismo o una struttura costituzionale politica che impedisce il convergere, il rassemblement, fanno fatica a fare queste riforme. Negli Stati Uniti fanno un'enorme fatica a mettersi d'accordo sul bilancio. Il presidente Macron ha impiegato sei anni per una riforma delle pensioni piuttosto minuscola”.

 

 

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