'Rimetti a noi i nostri debiti' primo film italiano su Netflix
Roma, 18 apr. (AdnKronos) - Debitori, strozzini, bastonate e la crisi economica che si sovrappone a quella etica e spirituale. Debutterà su Netflix il 4 maggio 'Rimetti a noi i nostri debiti', il primo film italiano che invece di uscire nelle sale sarà fruibile direttamente sul più grande servizio di intrattenimento via Internet del mondo, che vanta più di 117 milioni di abbonati in oltre 190 paesi. Il film, diretto da Antonio Morabito, interpretato da Claudio Santamaria e Marco Giallini e prodotto da La Luna e Lotus Production con Rai Cinema, tratta una tematica molto attuale in tempo di crisi, quella dei debiti "non solo finanziari - spiega il regista - ma anche morali". La storia, tutta ambientata a Roma, è infatti quella di Guido (Claudio Santamaria), quarantenne pieno di debiti, con un lavoro saltuario da magazziniere, pochi svaghi (qualche bicchiere nel bar notturno di una ragazza che gli piace) e nessun amico, se si esclude la compagnia di un vecchio professore in pensione suo vicino di casa (straordinariamente interpretato dall'attore polacco Jerzy Stuhr). Quando perde anche il suo lavoro precario e viene picchiato da uno scagnozzo mandato dai suoi creditori, Guido capisce che ha solo un modo per ritirarsi su: lavorare per le persone a cui deve dei soldi, fino a saldare il suo debito. La persona che dovrà formarlo al nuovo lavoro è Franco (Marco Giallini), anche lui un ex debitore, ormai affermato e spietatissimo recuperatore, che nel tempo libero si trasforma nel perfetto marito e papà, tutto casa e famiglia. Guido apprende in fretta ma assiste con grande difficoltà all'umiliazione di persone che hanno perso tutto. Tra i due personaggi, pian piano, si innesca un processo di contaminazione e cambiamento reciproco che metterà profondamente in discussione entrambi. "Ho fatto questo film perché credo che le cose si possano cambiare, se smettiamo di delegare ad altri questa possibilità tramite le lamentele", dice Antonio Morabito, che ha portato sullo schermo, con protagonisti credibili, una storia potente, emblematica della crisi della società occidentale. Riprendendo con qualche variante quello che davvero fanno in Spagna i 'Cobrador del frac' (signori in frac che cercano di recuperare crediti mettendo alla berlina i debitori in luoghi pubblici), Franco e Guido (Giallini e Santamaria) indossano una vistosa toga nera per andare all'assalto dei debitori. "In fondo questo è un mestiere tra i più antichi, era quello che facevano le pittime nella Venezia del '600 vestendosi di rosso - ricorda Santamaria - ma il mio è un personaggio fresco, che si ritrova suo malgrado a mettere in atto i comportamenti di cui è stato vittima". Nessuno dei due protagonisti si è dovuto sottoporre ad un apprendistato con società di recupero crediti. "Non c'è stato bisogno, io gli strozzini li conosco bene. Chiunque sia cresciuto a Roma, sa di cosa parliamo. Io ce li ho avuti pure sotto casa", sintetizza con la consueta schiettezza Giallini. Il titolo del film è la citazione del notissimo passo del 'Padre Nostro', che il personaggio di Franco conosce bene, perché spesso, dopo giornate trascorse sotto una maschera di spietata indifferenza, va a confessarsi in chiesa. "Per me che sono romano è stato naturale far entrare nel film quel rapporto con la formazione cattolica, spesso ambiguo, che riguarda un po' tutti noi...", dice il regista che ammette di essere stato credente in gioventù ma di non esserlo più. Il film, presentato oggi - assieme alle altre novità Netflix - nell'ambito del 'See What's Next' organizzato a Villa Miani a Roma per la stampa di tutta Europa, ha attirato l'attenzione della piattaforma di streaming on demand quando era pronto per la distribuzione: "Francamente - racconta il regista - la distribuzione nelle sale italiane vive un momento cupo. C'è un grande appiattimento e una riduzione drastica del ventaglio delle proposte. E quando Netflix, che rappresenta un bacino potenziale di oltre 100 milioni di persone in tutto il mondo, ha mostrato interesse per il film, francamente la cosa ci ha anche lusingato. Per chi fa cinema, la cosa più bella è che un film possa essere visto dal maggior numero di persone possibile". Preoccupati per la presa di una storia a forte ambientazione romana su un pubblico internazionale? "No", chiosa il regista. "Come diceva qualcuno: se vuoi scrivere qualcosa di davvero universale, racconta il tuo quartiere".