Venezia, 1 Sett. (Adnkronos/Cinematografo.it) - Niente happy ending, il finale e' a doppio senso: nessuno decide di fermare la violenza, la porta rimane chiusa, perche' e' la brutta storia che accade accanto a noi e nessuno vuole vedere. Cosi' il regista greco Alexandros Avranas presenta la sua opera seconda in Concorso a Venezia 70: Miss Violence, il primo film scandalo della Mostra. Violenza familiare, suicidio, pedofilia, incesto, i temi scottanti sono tanti, e tutti racchiusi in una famiglia che sta festeggiando l11° compleanno di Angeliki, quando la ragazzina si butta dal balcone. Suicidio, appunto, ma perche' la famiglia parla dincidente e tira avanti come se nulla fosse accaduto? Il segreto va ricercato negli stessi componenti: il padre (Themis Panou), la madre (Reni Pittaki), la giovane Eleni (Eleni Roussinou), ladolescente Myrto, i piccoli Alkmini e Filippos. Non e' una guerra tra uomini e donne, perche' il potere non ha sesso, sebbene la violenza sia insegnata dal padre nella societa' patriarcale, dice Avranas, classe 77, che di questa storia, ispirata a veri eventi accaduti in Germania (Erano anche peggio, abbiamo fatto tante ricerche), sottolinea luniversalita': Potrebbe accadere in Europa, ovunque. Con i piccoli attori, il regista e' stato molto onesto e aperto: non ho nascosto loro nulla, abbiamo letto insieme la sceneggiatura con i loro genitori, che ci hanno dato grande supporto durante le riprese. Questi bambini hanno dato voce ad altri, e non solo per pederastia e incesto. Avranas non accoglie letture metaforiche sul rapporto tra lUnione Europea e la Grecia in crisi: Gli ispettori dei Servizi Sociali non sono quelli dellUE, semplicemente rappresentano un ente statale che preferisce non vedere e rimanere in ruoli standardizzati. Viceversa, parla di Sindrome di Stoccolma, dipendenza tra vittima e carnefice e stigmatizza una societa' che non ha spazi per evolversi ne' veri rivoluzionari. Themis Panou, che interpreta il pater familias orco e dispotico, evidenzia il tentativo di riconoscere in me stesso quegli attimi di piacere che si provano esercitando il potere: ho costruito li' il mio personaggio, pensando anche a Edipo, e mi sono trovato a sottostare la potere del signor Avranas, mentre la Roussinou aggiunge che vedere qualcuno che esercita il potere in ogni dettaglio ti fa sentire violentata e la Pittaki rimanda allarchetipo della tragedia.