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Milan, l'ex presidente Yonghong Li indagato in Cina per l'acquisto del club

Stefano Boffa
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Vi ricordate di Yonghong Li, il misterioso imprenditore cinese che aveva acquistato il Milan da Silvio Berlusconi nell'aprile del 2017 e lo aveva portato sull'orlo del fallimento poco più di un anno dopo? Ebbene, a quanto pare non se la starebbe passando troppo bene. Il nostro, come ha reso noto l'Ansa, è stato iscritto nel registro degli indagati in Cina per false comunicazioni, le quali riguardano, in modo particolare, proprio quelle inerenti alla situazione economica e finanziaria del club di via Aldo Rossi nel periodo della sua presidenza. Secondo gli inquirenti, il buon Yonghong Li si sarebbe preso la premura di nascondere la crisi societaria in cui stava incorrendo il Milan, come se fosse polvere da nascondere sotto al tappeto. Ci sarebbe già stato un contatto tra la Procura di Milano e l'autorità giudiziaria cinese e di Macao, la quale avrebbe inviato al pm Paolo Storari, titolare del fascicolo, una richiesta di chiarimenti in merito alle istanze istruttorie avanzate con la rogatoria avviata mesi fa per definire i flussi finanziari di Li. Leggi anche: Milan, ecco perché Gazidis ha detto che "abbiamo salvato la squadra dalla Serie D" Tutto ciò è frutto di un'inchiesta avviata un anno fa, al seguito di tre segnalazioni da parte della Guardia di Finanza per "operazioni sospette", le quali avevano portato all'avvio degli accertamenti e all'ipotesi di falso in bilancio nei confronti dell'ex presidente del Milan. Sebbene Li si fosse affrettato nel dire che la situazione finanziaria del club fosse sana, ciò non servì per nascondere la dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale del popolo di Shenzhen della Jie Ande, la holding di cui Li era proprietario e che era uno degli asset fondamentali per l'acquisizione del Milan, in quanto considerata la sua "cassaforte". Gli inquirenti ora stanno cercando di capire da dove provenissero i soldi utilizzati dall'imprenditore cinese per acquistare il club rossonero, concentrandosi maggiormente su alcuni conti correnti di banche ad Hong Kong.

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