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Dall'urlo di Tardelli alla mano di Maradona, il calcio ora è riscritto dal Var

di Eliana Giusto domenica 14 gennaio 2018

3' di lettura

Ora bisogna chiudere gli occhi e fare un piccolo sforzo di immaginazione, specialmente quelli che c' erano. Madrid, 11 luglio 1982, sera quasi notte, Tardelli ha scagliato il suo sinistro dal limite, gol, 2-0, l' Urlo, Pertini esulta in mondovisione, un Paese impazzisce. Però, all' improvviso, stop, calma, sedersi, zitti tutti. L' arbitro Coelho sta comunicando col collega, parla fitto, poi prende e parte deciso verso i bordi del campo. Tardelli è marmorizzato, Bearzot assiste attonito con lo sguardo pallato accompagnato dal consueto balbettìo. È stata segnalata la posizione molto sospetta di Scirea quando Bergomi gli ha ritornato la palla, prima del servizio decisivo per Tardelli. Non è una chiamata facile, nemmeno tramite le immagini, Gaetano sembra avere un piede oltre, conta la telecamera messa in asse con gli ultimi 16 metri. Che ansia, il verdetto non arriva. E qui, finalmente, gli occhi si possono riaprire. Perché questa fiction ambientata nella mitica finale Mundial avrebbe potuto essere pura realtà nell' era del Var, e il caso è autentico, andatevi a rivedere bene l' azione, l' indimenticato Scirea potrebbe davvero essere in offside: non lo si può affermare con certezza dall' unico video a disposizione, magari, chissà, in fondo e non inquadrato c' è un tedesco che lo tiene in gioco e dunque la storica stoccata di Tardelli è validissima, l' occhio artificiale avrebbe comunque avallato il 2-0. Ma immaginatevi il tutto dal punto di vista emozionale, il più grande coito interrotto della storia del calcio nazionale e non solo anche in caso di convalida, figuratevi in quello di annullamento. Un esercizio di fantasia applicata alla storia che farebbe felice Simone Inzaghi, l' allenatore della Lazio che qualche settimana fa si prese in testa un' incudine di critiche perché, scornato da un rigore concesso e poi tolto alla sua squadra a San Siro contro l' Inter, disse pari pari che il Var toglieva ingiustizie, mica sempre, ma soprattutto toglieva emozioni. Vista da questo punto di vista, hai voglia quante ne avrebbe tolte, robe che sono le colonne portanti della storia del calcio. Con l' urlo di Tardelli probabilmente sfumato in un blasfemo moccolo toscano, ecco il cartellino giallo all' indirizzo di Maradona per quel geniale, furbissimo, antisportivo pugnetto al pallone nell' area dell' Inghilterra nel 1986, altro che Mano de Dios (detto che magari il Var sarebbe stato chiamato in causa anche per verificare l' origine dell' ultimo passaggio, Diego era in fuorigioco: ma la palla fu rovesciata indietro da un inglese), e chissà se poi il Pibe, colpito e affondato, avrebbe inventato la straordinaria fuga per la vittoria in cui scartò maglie bianche come caramelle, il gol del XX secolo, per milioni di appassionati. E poi tanti, tantissimi altri momenti topici del racconto del pallone forse da cancellare: la pennellata di Savicevic ad Atene nel 4-0 milanista contro il Barça in finale Champions (entrata al limite per conquistare la palla poi scagliata in porta), oppure sempre a proposito di Coppa con le orecchie, il dubbissimo gol decisivo di Mijatovic che condannò la Juve col Real nella finale 1998: se ci pensate, la Signora è ancora lì col suo scomodo complesso europeo. Una storia che avrebbe potuto essere diversa, insomma, albi d' oro differenti, memoria del pallone diversa e probabilmente più vuota: tu chiamale, se vuoi, emozioni. E augurando buon viaggio al Var, e tenendocelo stretto per il futuro (alla faccia di Inzaghino) piace che siano sempre là, al loro posto. Vero, Tardelli? di Andrea Saronni

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