Cerca
Logo
Cerca
+

Giovanni Malagò: "Così faremo le Olimpiadi, spostare Tokyo è troppo complicato"

  • a
  • a
  • a

Presidente Malagò, auguri per i suoi 61 anni che compie proprio oggi. Questo maledetto Coronavirus però non è un bel regalo, l' epidemia sta mettendo sottosopra il mondo e anche lo sport: che succede?

«C'è grande agitazione. Ovunque. Ieri ho parlato con una cinquantina di nostri atleti e dirigenti in giro per il mondo: c' è chi è bloccato in aeroporto, chi non sa come arrivarci, chi si presenta per le gare senza sapere se si faranno o meno. Guardate il biathlon. Le finali di Oslo in Norvegia della settimana prossima sono saltate, mentre si sta gareggiando a porte chiuse a Kontiolahti, in Finlandia, dove la super Doroteha Wierer ha vinto la Coppa di Mass Start e oggi potrebbe fare il bis in quella di Sprint. Un mezzo delirio, in una situazione simile al trionfo di Federica Brignone nello sci. Anche in Italia mica va meglio».

Ci spieghi.
«Penso alle finali di Coppa del mondo di vela, a Genova. Sono due anni che ci stavano lavorando, decisive per i punteggi per le Olimpiadi di Tokyo: la Federazione internazionale ha deciso di annullarle ma non trovano una sede alternativa. Che si fa? Vedete, a Cortina sono saltate le finali dello sci ma se per un anno manca un vincitore non è un problema: quelle di vela invece dovevano assegnare obbligatoriamente le carte olimpiche e quindi adesso ci troviamo a dover pensare nuovi criteri per stabilire chi va a Tokyo, perché in questo momento non c' è modo di organizzare una nuova gara. In copertina c' è finito il calcio, ma intorno c' è tutto un mondo sconvolto».

Ci sarebbe anche una signorina che si chiama Federica Pellegrini che in questo momento non ha il pass olimpico.
«È vero, non ha ottenuto il minimo stabilito a suo tempo dalla Federazione, l' avrebbe certamente fatto adesso a marzo, però è tutto saltato. Per fortuna la stessa Federazione ha la facoltà di dare il pass a Federica anche in base ai tempi fatti nelle gare precedenti in un determinato periodo, mentre quando la carta olimpica la prendi gareggiando in una competizione prestabilita, o in base ai ranking mondiali, lì le federazioni non possono far nulla. È il caso del Setterosa che dovrà giocare il preolimpico spostato a maggio. E il basket? A giugno è in programma il torneo eliminatorio a Belgrado con l' Italia: che succederà? Si faranno?».

Il Coni ha un grande peso a livello internazionale, non sarebbe utile riunire gli altri Comitati Olimpici per affrontare la situazione?
«Lo sarebbe eccome, anche per iniziare a definire una governance unitaria, soprattutto a livello europeo, ma in questo momento è davvero logisticamente complicatissimo. C' è da dire che il Cio è attentissimo e sta supportando al meglio le attività delle federazioni internazionali coinvolte nei Giochi».

Ieri nell' antica Olimpia, in Grecia, è stata accesa la Fiamma Olimpica, che fra 19 settimane dovrebbe "dar luce" al braciere di Tokyo.
«È stata una cerimonia a porte chiuse, non certo all' insegna della mediaticità, ma simbolicamente importantissima: andava fatto perché altrimenti sarebbe stata una resa che in questo momento sarebbe inaccettabile».

Si può ipotizzare l' Olimpiade a porte chiuse?
«Seconde me no, sarebbe un tradimento al senso stesso dei Giochi».

E un rinvio?
«A parole tutto si può fare, tuttavia è un evento con dinamiche talmente uniche che mi fanno dire di no. E non tanto per un fattore temporale, quanto per tutto ciò che ruota attorno al sistema sportivo. Prendiamo l' Europeo di calcio, in programma da metà giugno a metà luglio. Si può decidere di spostarlo tre mesi più avanti, a dicembre o fra un anno. Di conseguenza, servirà mettersi al tavolo con la Fifa e rifare i calendari internazionali. Queste però sono modifiche che rimangono circoscritte al calcio, per le Olimpiadi questa situazione abbraccia l' intera platea sportiva: devi pensare a come incastrare ad esempio la stagione dell' Nba con quella del nuoto, dell' atletica, di tutte le altre discipline. Come si fa?».

Dunque avanti tutta in Giappone?
«Sono dell' idea che i Giochi si faranno a Tokyo e con gli spettatori perché il Giappone ha tutte le carte in regola per permetterlo. Se parlavamo di un Paese diverso, geograficamente in un contesto ancora in piena evoluzione sconosciuta per il Coronavirus, allora la situazione poteva essere diversa. Ma il fatto di essere un' isola, di aver adottato ormai da più tempo di noi i provvedimenti di contenimento e il fatto di reputare centrale la missione organizzativa, secondo me sono forti garanzie per la riuscita».

I nostri atleti cosa dicono?
«Li sento quasi tutti i giorni. Non sono preoccupati sotto il profilo della salute, ma magari perché anche loro percepiscono il clima di incertezza. Ieri ho parlato con Daniele Lupo, che è già qualificato e sta facendo un torneo di beach volley in Qatar. Mi dice "Pres, ma è vero che spostano le Olimpiadi a Natale?
", Ma chi te l' ha detto? "Qua nell' ambiente sono tutti convinti"».

E allora come finirà?
«Finirà che il Comitato Organizzatore farà un discorso di buon senso ai qualificati. Venite qua almeno 15 giorni prima dei Giochi, seguite tutte le prescrizioni che ritenete necessarie, mascherine, distanze di sicurezza e via dicendo. Una volta che vi abbiamo fatto i test e tutto è ok, non c' è problema. E questo in Giappone si può fare più che altrove».

Noi in Italia invece abbiamo fatto una figuraccia con il calcio e l' intervento del Coni a fermare i campionati è stato dirimente.
«Sono contento che sia arrivato questo messaggio ma non deve essere motivo di vanto. Credo piuttosto che si sia capito che per il Coni era indispensabile fare chiarezza, non solo sul pallone, e uscire dall' incontro con una politica sportiva univoca per arginare il virus perché non era possibile che - faccio un esempio - nei campionati di pallavolo che sono i più importanti del mondo i maschi avessero giocato e le femmine no. Magari la stessa sera e in due città a dieci km di distanza. Ma stiamo scherzando? Era necessario tutelare la salute di ogni atleta senza fare alcuna differenza di rango o disciplina. Adesso le altre Nazioni ci stanno venendo dietro e sono piuttosto gli organismi internazionali che stanno tirando la palla in tribuna, per prendere tempo. Capisco gli interessi e le problematiche, sono scelte soffertissime e complesse con ripercussioni lunghe, ma la realtà era gravissima e indifferibile. Per questo voglio ringraziare medici e infermieri della nostra Sanità: sono dei giganti che stanno dando l' esempio al mondo».

Dai blog