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Marco Pantani, il film che rilancia la tesi dell'omicidio: "Manomessa la scena del crimine"

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 Marco Pantani l'ultima sera prima di morire l'ha passata fuori, all'hotel Touring a Rimini, in compagnia di una escort. E quando è tornato al residence, la mattina del 14, "ha trovato i suoi assassini ad aspettarlo". Sono le rivelazioni contenute nel film di Domenico Ciolfi, Il caso Pantani - L'omicidio di un campione, al cinema per tre giorni dal 12 al 14 ottobre: un'inchiesta dettagliata - frutto di un lavoro di ricerca del regista, durato quattro anni - che potrebbe far riaprire il caso Pantani, archiviato per suicidio (con l'unico processo a carico degli spacciatori, Fabio Carlino, Ciro Veneruso, Fabio Miradossa e Elena Korovina).

 

 

Ricostruito accuratamente sulla base degli atti del processo ha raccontato Francesco Pannofino, che nel film ha il ruolo del legale della famiglia), Il Caso Pantani, scrive il Messaggero, rovescia la tesi secondo la quale Pantani si sarebbe ucciso in preda a una profonda crisi depressiva. "Marco è morto la mattina, e la scena del crimine è stata manomessa a più riprese - racconta il regista - prima nel pomeriggio, verso le cinque, e poi la sera, dopo che sono arrivati i paramedici. Qualcuno è stato chiamato per sistemare le cose, qualcuno convocato da una persona molto importante, che aveva il potere per farlo". Qualcuno nei giri della criminalità riminese del tempo, controllata da camorra e ndrangheta, e frequentata da un Pantani in cerca di droga e compagnia a pagamento, con diecimila euro (mai ritrovati) in arrivo sul conto. 

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