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Euro 2020, la macchinetta che porta il pallone in campo? Soldi, cosa c'è dietro alla "agghiacciante invenzione"

Fabrizio Biasin
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Uh, che bello, partiamo con tre punti. E voi direte «era scritto», ma la partita d'esordio è sempre una brutta bestia e figuratevi se l'esordio tocca a noi azzurri, contro i turchi, in casa, nel campionato Europeo che abbiamo vinto una volta sola, nel 1968. Si parte col celodurismo azzurro indotto dai 27 risultati utili consecutivi, si parte con la tristezza della macchinetta porta-pallone, agghiacciante invenzione per raccattare quattrini, seconda per bruttezza solo alle coreografie digitali dell'inaugurazione (fanno molto "vorrei ma non posso"). Anzi, c'è anche di peggio: gli U2 che un tempo decidevano le sorti del pianeta, ora imitano i Pinguini Tattici Nucleari. Anzi, c'è ancora di peggio: le divise color topo -campagnolo a cui sono costretti Mancini, Orali e tutti gli altri.

 

 

Anzi, c'è pure di peggio: gli spettatori che a ogni rilancio del portiere urlano «Mer***!» e ti viene il latte alle ginocchia a pensare che questi aspettavano da un anno e mezzo di insultare qualcuno. Ma non divaghiamo, c'è l'Italia in campo. Gli ottomani giocano con attenzione e con il loro 4-1-4-1 - decisamente più solido che moderno - dimostrano di avere sostanza. Poi Insigne e Fratelli d'Italia decidono che è ora di prendere in mano l'iniziativa e il canovaccio diventa quello di tutte le partite firmate Mancini: gli azzurri macinano gioco, gli avversari lo subiscono. Per dire, attorno al quarto d'ora Insigne improvvisa il classico "tiro alla Insigne" (che un tempo era il "tiro alla Del Piero"), ma la mira è quella che è. Al 20' Immobile scaraventa uno scaldabagno da fuori area che colpisce la manona del turco Yokuslu. Il braccio, però, non svolazza e quindi niente rigore. Un minuto dopo tocca al vecchio Giorgione Chiellini tirare una capocciata al pallone: Cakir si supera.

 

 

E, insomma, facciamo il bello e cattivo tempo (soprattutto cattivo, a Roma è parecchio nuvoloso) ma per sfondare non basta, perché i turchi sanno soffrire. Affondiamo più a sinistra con Spinazzola che a destra con Florenzi; Insigne è più presente di Berardi. E sempre Insigne - che abbiamo già citato 3232 volte - tira da tutte le parti. E Berardi ci prova anche lui. E ancora Immobile. E un turco la prende ancora di mano su cross di Spinazzola ma niente, l'arbitro olandese Makkelie se ne fotte e il var pure. Totale, a Erdogan nel primo tempo facciamo paura, ma non troppa. Nella testa risuona un allarme: non è che ci siamo un filo montati la testa? Ma anche: non è che le regole sul fallo di mano, in Europa, sono diverse? Calma, c'è tempo. Si riparte con Di Lorenzo al posto di Florenzi, si riparte con il centrocampo che sembra più cazzuto, con Barella che fa Barella e riceve un gran pallone da Locatelli, e quel pallone in un secondo finisce a Berardi, che fa la cosa che gli riesce meglio, saltare il diretto avversario, poi la mette in mezzo e Demiral fa il resto: autogol al minuto 53'.

 

 

Grazie davvero, ci voleva. L'Italia diventa bella che di più non si può: il centrocampo gira che è un piacere, Spi nazzola fa quel che vuole e tira un sasso contro Cakir; il portiere lo respinge come può e "il sasso" finisce tra i piedi di Immobile. E cosa volete che faccia Immobile, col pallone tra i piedi, a due passi dal portiere? Gol. 2-0 per noi. E c'è spazio pure per il 3-0 di Insigne, meritato: riceve da Immobile e questa volta trova il giro giusto. Tanti saluti ai turchi, l'Italia di Mancini gioca che è una bellezza, ci si rivede mercoledì: all'Olimpico arrivano i cugini della Svizzera. Per ora, va benissimo così.

 

 

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