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Tokyo 2020, Marcell Jacobs dopato? "Imbarazzante". Ecco quanti controlli ha fatto: inglesi e americani, ora tutti muti

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Prima dal Regno Unito, poi dagli Stati Uniti sono stati avanzati dei sospetti di doping nei confronti di Marcell Jacobs. La sua “colpa” è quello di aver vinto la finale dei 100 metri a Tokyo 2020 partendo da semi-sconosciuto a livello internazionale. Non solo, perché l’azzurro nato a El Paso, Texas, ha anche riscritto il nuovo record europeo, tagliando il traguardo davanti a tutti in 9’’80. Il Washington Post è quello che ha parlato di doping più apertamente.

 

 

“Non è colpa di Jacobs se la storia dell’atletica è legata a sospetti per improvvisi e enormi progressi - si legge sul quotidiano americano - gli annali dello sport sono pieni di campioni che esplodono e poi si rivelano dopati. Sarebbe scorretto accusare Jacobs (cosa che però velatamente hanno fatto, ndr), sarebbe parziale non riconoscere il contesto dei suoi risultati. Jacobs merita il beneficio del dubbio, il suo sport però no”.

 

 

Dura, durissima la reazione di Giovanni Malagò. Il numero uno del Coni ha rispedito al mittente tutte le insinuazioni arrivare sul trionfo di Jacobs: “Accusato di doping? Le considerazioni di alcuni vostri colleghi sono veramente fonte di grande dispiacere e anche imbarazzo sotto tutti i punti di vista. Dispiace che qualcuno dimostri di non saper accettare la sconfitta. Parliamo di atleti che vengono sottoposti quotidianamente ai controlli antidoping e quando fanno un record tutto si raddoppia. Il numero dei test è impressionante. Per questo - ha chiosato Malagò - la mia è una difesa a spada tratta di Marcell”.

 

 

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