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Tokyo 2020, Luciano Moggi: "Il miracolo olimpico sia da traino per tutto lo sport", nuovo Rinascimento italiano?

Luciano Moggi
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Prima di tutto lasciateci testimoniare la nostra italianità di sportivi, orgogliosi per quanto hanno saputo fare i nostri atleti nelle varie discipline in cui sono stati impegnati. Quello a cui tutti abbiamo assistito, dalla vittoria nell'Europeo del calcio a questi giorni, può essere considerato davvero un nuovo Rinascimento per la nostra Patria. L'Italia è famosa in tutto il mondo per il suo patrimonio artistico, con musei contenenti opere d'arte di eccezionale bellezza e monumenti che tutto il mondo ci invidia. La speranza è che lo sport possa diventare il traino di un Paese che merita di primeggiare non solo per cultura e storia, ma anche per la laboriosità e l'eccellenza del suo "Made in Italy" a tutto tondo. Sì, proprio quel marchio Italia che sta facendo impazzire e rosicare, specialmente negli ultimi tempi, chi pensava di essere più forte a prescindere (l'Inghilterra, nostra vittima preferita nel calcio e in tante altre discipline), insinuando chissà quali trame oscure per i nostri risultati sportivi, magari dimenticando che per vincere ci vogliono talento, passione, tenacia, forza, sacrificio e umiltà, ma soprattutto programmazione in scienza e coscienza.

 

 

La spedizione di Tokyo 2020 è la fotografia di una nuova Nazione e le medaglie conquistate (40) ne sono la testimonianza. Gli atleti del Belpaese che hanno gareggiato nel Sol Levante hanno fatto sì che questa nazionale si potesse presentare ai Giochi Olimpici forte e talentuosa: il quartetto della 4x100 vincente e avvolto nel tricolore è la massima espressione della nuova Italia. La foto rappresenta bene un valore imprescindibile, quello dell'inclusione e dell'accoglienza. Coloro che si occupano di metodologia dell'allenamento, infatti, sanno benissimo che ogni qual volta si sviluppano strategie e programmazioni si devono conoscere alla perfezione le caratteristiche degli atleti per meglio sapere come poterli allenare. Per cui riteniamo che, al di là delle considerazioni di cui sopra, la differenza che ha caratterizzato questo meraviglioso anno sportivo sta nella resilienza dei tecnici preposti.

 

 

E non è legata solo alla capacità dell'individuo di adattarsi psicologicamente in maniera positiva ad una condizione negativa e traumatica, ma soprattutto nella forza di trasformare le difficoltà che questa pandemia ha creato e superarle per raggiungere gli obiettivi prefissati. È in questo, lasciateci dire, che siamo stati dei veri maestri. Pertanto l'augurio che ci possiamo fare è che questi risultati, che si potrebbero anche definire "miracolo italiano", spingano la politica a collaborare fattivamente con il Coni, che però deve rimanere autonomo a sovrintendere all'attività agonistica. Pronti ovviamente ad investire nel marketing e nell'immagine di una nazione efficiente e vincente che solo lo sport può dare all'Italia e che sia da traino per tutta l'economia del Paese. Un plauso di diritto va a Malagò, presidente del Coni, ed ai suoi collaboratori, per come hanno diretto l'organizzazione. Mentre a noi, per festeggiare il nuovo oro, non resta che cantare: «Fratelli d'Italia, l'Italia s' è desta!!!». Anche perché questi successi hanno avuto il potere di tenere attaccato alle tv un popolo entusiasta, risollevandone tra l'altro il morale, nonostante l'imperversare della pandemia.

 

 

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