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Roberto Mancini "schiantato" nella sua confusione, proprio come Giampiero Ventura

Claudio Savelli
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L'Italia non ha perso il primo posto del girone di qualificazione ai Mondiali (non ancora il Mondiale, se ne riparla nei pazzi playoff di marzo) a Belfast, quando si è sentita minacciata, ma quando al primo posto si sentiva sicura e inarrivabile. Cioè prima di questo maledetto novembre. Nelle tre partite del girone di qualificazione al Qatar 2022 giocate prima degli Europei e in tutte quelle successive non si è mai espressa a buon livello. Tutte tranne una, il 5-0 alla Lituania, dove non per caso giocarono le riserve, magari inferiori ma di sicuro più motivate. È stato un peccato di superficialità di Mancini dettato dalla riconoscenza verso il gruppo degli Europei. Ieri, nel post partita, c'è stato un duro colloquio con la squadra che speriamo possa essere anche un nuovo inizio.

 

A Belfast, per mantenersi calma, l'Italia rallenta un gioco che da tempo non ingrana e che ha perso i grammi di magia che l'avevano reso unico e invidiabile. Quando non c'è il gioco servono i giocatori e questa Nazionale, di decisivi a prescindere dal contesto, non ne ha. Non ne ha mai avuti. Non ha nemmeno l'unico ideale per la contesa apparecchiata dall'Irlanda del Nord, i cui blocco difensivo è piazzato più in avanti rispetto a quanto ci si poteva aspettare: Ciro Immobile, con tutto quel campo da attaccare, sarebbe stato perfetto. È paradossale che la nazionale campione d'Europa non riesca a schierare un centravanti nella partita più importante degli ultimi quattro anni. Il piano di gara è corretto in linea teorica costruire a destra, sfruttando il piede caldo di Tonali, e lanciare Barella che si inserisce - peccato che sia l'unico e che ci siano delle falle nella scelta degli uomini. 

L'inserimento non è infatti la prima specialità dell'interista; Insigne, invece, vuole palleggiare con il centrocampo in una partita in cui il centrocampo può e deve cavarsela da solo. Sono tutte scelte confusionarie, che sbugiardano un percorso nel momento decisivo, quando serve coerenza. La squadra è in confusione quindi perché lo è anche Mancini, privo di uomini ma anche di idee. Non sono previsti sentieri alternativi per il gol, tra cui l'isolamento di Chiesa a sinistra e l'uno contro uno. Mancini non azzarda il trasloco di Barella e il rilancio di Pessina da mezzala di inserimento, preferendo accatastare attaccanti nell'ultima mezz' ora dopo avervi rinunciato per un'intera ora, quella decisiva, in cui serviva sbloccare la partita prima della crisi di panico. Quando entrano Belotti e Bernardeschi, l'Italia si schiera con un 4-2-4 di "venturiana" memoria. La stessa storia vista con la Svezia in questi giorni di quattro anni fa, tutti avanti a sbattere contro un muro. L'Italia ha perso il gioco quando si è illusa di aver raggiunto l'apice. 

 

È parte della sua storia, il successo droga lo spirito di sacrificio. Arrivederci a fine marzo, agli spareggi matti dove servirà vincere una semifinale e una finale secche. Portogallo, Svezia, Austria, Polonia e forse l'Olanda sono le clienti peggiori, tutte pessime. E potremo non essere testa di serie: lo saranno solo le migliori sei seconde. In attesa dei risultati di stasera, possiamo dire di non esserlo per quanto si è visto in campo.

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