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Inter, reazione da scudetto: a Napoli la peggiore dell'anno, ma per Inzaghi è la migliore delle non vittorie

Claudio Savelli
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Alla fine di un primo letteralmente dominato dal Napoli, passa al vaglio della corsa scudetto la maturità dell'Inter. Il minimo svantaggio per i nerazzurri è la sola cosa salvabile e, per fortuna di Inzaghi (in tribuna, e forse un po' si vede), è anche la più importante. Per il resto, al Maradona va in scena la peggiore Inter di stagione contro uno dei migliori Napoli d'annata, mai così convinto di poter battere i campioni in carica e diventarlo a sua volta. Visti i primi 45', una buona percentuale dello scudetto si decide all'intervallo del Maradona, nelle due stanze che ospitano giocatori dall'umore opposto - estasiati gli azzurri, preoccupati i nerazzurri - con il dubbio se la ripresa ribalterà i ruoli oli manterrà intatti. Dubbio sciolto dopo appena due minuti, quando Dzeko segna il pareggio. Mai in stagione l'Inter era stata messa sotto in questo modo, mai aveva affrontato un primo tempo di simile sofferenza, la reazione era un'incognita. E da questa reazione passa lo scudetto. Una grande, in questi casi, capisce che non è serata e che la più grande vittoria diventa una non-sconfitta. È come se il Milan, che aveva vissuto un contesto simile ribaltando poi la gara, abbia insegnato all'Inter il valore della resistenza. Sono tanti gli indizi per cui durante l'intervallo sia lo staff tecnico sia la squadra abbiano intuito l'importanza del momento. Il primo, i cambi: se nel derby furono automatici e affrettati, stavolta arrivano con il contagocce (per la prima volta in stagione il mister ne usa solo tre su cinque) e non prima dell'83'. Il secondo, la richiesta all'arbitro di fischiare la fine una volta scaduto il recupero e l'esultanza immediatamente successiva per l'1-1. È il primo pareggio che per l'Inter vale quanto una vittoria e non due punti persi. La squadra l'ha capito ed esce a testa alta. Vedersi nel futuro mentre si affronta il presente è la cosa più difficile nel calcio ed è la dote che distingue chi vince da chi arriva secondo. Vuol dire avere la situazione sotto controllo, essere padroni del proprio destino. Certo, il Milan battendo la Samp può balzare in testa ma i nerazzurri hanno una partita da recuperare con un Bologna in difficoltà e il pensiero che va al Liverpool. Dopo il misfatto nel derby, tenere dietro il Napoli, sgonfiandone le ambizioni, contava doppio. La missione può dirsi compiuta per l'Inter visto che i giocatori di Spalletti, pur con lo stesso bottino in tasca, escono dal campo rammaricati. Un'ora prima giocavano con il vento in poppa, ora forse dubiteranno di poter mai scavalcare l'Inter. Ne hanno le possibilità, lo dimostra l'approccio ad una sfida che il loro allenatore ha definito "da scudetto", caricandola di una tensione sopportata senza problemi. È la prima volta che accade dai tempi di Sarri. Anzi, allora il peso fu insopportabile. Vuol dire che se l'Inter ha dimostrato di essere (ancora) la favorita perché ha smesso di atteggiarsi come tale, il Napoli dei Koulibaly e degli Osimhen a pieno servizio ha dato prova di non essere da meno.

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