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Inter ko contro il Milan, Fabrizio Biasin: cosa sta succedendo a Simone Inzaghi

di Fabrizio Biasin domenica 4 settembre 2022

2' di lettura

Si percepisce un limite nell'Inter vice-campione d'Italia. «Non ti sfugge niente», direte voi. Il limite più grande, però, non è nella fase difensiva. Per carità, quello è ben evidente, perché di tre pere (vedi Lazio) in tre pere (vedi Milan) non si va certo lontano, ma a preoccupare è soprattutto l'atteggiamento. Anzi no, la personalità. L'Inter di questo inizio stagione difetta terribilmente di personalità e questa cosa è allo stesso tempo imprevedibile e inaccettabile. "Imprevedibile" perché dalla vittoria dello scudetto in avanti i nerazzurri avevano in più occasioni mostrato consapevolezza, quella di chi sa gestire i momenti buoni e venir fuori da quelli difficili. 

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"Inaccettabile" perché senza quella - la personalità - non vai lontano neppure contro l'FC Antartide, squadra da sempre molto sotto organico. Nei 90 e più minuti contro il Milan il solo Brozovic non ha palesato alcun timore reverenziale, gli altri - chi più chi meno - sono parsi timidi, impauriti, mollicci. Anche Inzaghi ha dato la stessa impressione e questo, converrete, è l'aspetto più preoccupante. Due sconfitte in altrettanti scontri diretti sono una mazzata sulle ambizioni dei nerazzurri, puniti dalle distrazioni e pure dai cambi tardivi. Ecco, sì, altri due interisti ieri hanno mostrato la cosiddetta cazzimma, sono Dzeko e Mkhitaryan, giocatori d'esperienza che ieri avrebbero meritato più spazio. 

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Per carità, scriverlo a bocce ferme è di una comodità estrema, ma è anche vero che da chi sta in panchina si pretende una capacità di "capire" il match superiore a «sto perdendo 3-1, quasi quasi faccio dei cambi». Da questo punto di vista mister Pioli sta dando lezioni a tutti i suoi colleghi. E dire che fino a un anno fa lo trattavano tutti come un gattino sotto al temporale («poverinooo!»). Poverino niente, Pioli è tecnico con i controcazzi perché trova rimedi nelle difficoltà e dà valore a ogni singolo giocatore. Al momento questa cosa non la sanno fare né Inzaghi, né tantomeno Allegri (ma questa è un'altra storia).

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