Sprofondo bianconero

Juventus, gli ex confessano: "Soldi sottobanco, eravamo d'accordo"

Marco Bardesono

Ci sono le intercettazioni, ambientali e telefoniche, utilizzate nell'inchiesta "Prisma" sulle plusvalenze e sulle carte segrete della Juventus, forse oltre il consentito. Registrazioni che coinvolgono persone non indagate che tutto sommato parlano al telefono come fossero al "Bar Sport". Ma ci sono anche e soprattutto le testimonianze dei calciatori della Vecchia Signora che, convocati in procura, non fanno mistero, forse in modo ingenuo, dei magheggi sulle rinunce agli stipendi durante il periodo pandemico.

Ricapitoliamo. In pieno lockdown, la Juventus è alle prese con importanti problemi di bilancio. Decide dunque di comunicare alla Consob, in quanto società quotata in Borsa, che per iniziare a risanare i conti avrebbe raggiunto un accordo con calciatori e allenatori per ridurre gli emolumenti: in particolare, per "tagliare" tre o quattro mensilità a ognuno. E però vien fuori ora che quegli stipendi, ufficialmente cancellati, erano invece garantiti da scritture private segrete. I calciatori lo hanno confermato ai magistrati: non avevano rinunciato a quattro stipendi, ma solo a uno. Alex Sandro, Adrien Rabiot, Federico Bernardeschi, Cuadrado, Danilo, Rugani, Demiral, Dybala, il capitano Chiellini, Bonucci e anche il portiere Gianluigi Buffon e l'allenatore Sarri, hanno confermato che «l'accordo era sempre stato di rinunciare a una sola mensilità».

 

«CHAT DI GRUPPO»
Negli atti della richiesta di rinvio a giudizio, i pm definiscono una «farsa» il comunicato che la Juventus aveva diramato sulla questione compensi. Proprio le parole dei calciatori, verbalizzate con particolare cura, rappresentano oggi il pilastro più solido dell'accusa. «Noi abbiamo una chat di gruppo - aveva spiegato Bernardeschi ai pm -, abbiamo anche fatto una videoconferenza Zoom e parlato tra noi calciatori. Ricordo di averne sentito parlare la prima volta dal capitano Chiellini».

Dybala conferma la versione del compagno di squadra: «C'erano stati dei portavoce: Chiellini, Bonucci e Buffon. Non ci abbiamo messo molto a decidere, eravamo durante il lockdown ed io ero rimasto in Italia. Era un periodo confuso. Ricordo che prendemmo la decisione di decidere, se accettare o meno, tutti insieme». Chiellini la scelta l'ha spiegata così: «Erano emersi problemi di solvibilità della società perché gli introiti liquidi venivano a mancare». L'accordo era stato raggiunto a marzo 2020, male firme erano state apposte nel mese di maggio: «Io ero stato l'ultimo a rientrare in Italia insieme a Higuain e penso di essere stato l'ultimo a firmare in una sala della Continassa - ha detto Danilo -. Ricordo di aver firmato tre copie dello stesso documento che rispecchiava l'accordo: un mese rinuncio e tre venivano rimandati alla stagione successiva». Il documento firmato dai calciatori era dunque ben diverso da quanto spiegato dalla società. «Tanta gente pensava che noi avessimo rinunciato a quattro mesi e nessuno sapeva che noi avremmo preso tre mesi pagati più avanti», ha ammesso Dybala. I pm avevano mostrato il documento ai calciatori, così come anche la scrittura priva ta tra Andrea Agnelli e Giorgio Chiellini. «Non l'ho mai visto», hanno commentato tutti i calciatori sentiti come testimoni, pur ammettendo che quel documento rispecchiava l'accordo raggiunto. «Tutti erano a conoscenza di tutto», riferirà Chiellini. Tutti sapeva no che il comunicato sarebbe uscito in modo diverso. «Non lo ricordo», aveva invece detto Buffon rendendo dichiara zioni «del tutto generiche» se condo il giudizio dei pm. I calciatori si erano confrontati con i rispettivi agenti e consulenti legali, e solo quando avevano ricevuto il via libera, allora avevano firmato.

Quasi tutti hanno dichiarato di non ricordare quanti documenti avessero firmato, ma i pm hanno insistito anche in maniera brusca: «Ti faccio la domanda per l'ultima volta: quante volte sei andato a firmare?». «Non ricordo - ha risposto Dybala -, ma ricordo con esattezza che quando ho firmato la scrittura sulla riduzione avevamo già raggiunto l'accordo con la società. Credo insieme. In una rinunciavamo e nell'altra riprendevamo tre mensilità. Di fatto prendevamo il doppio in alcuni mesi della stagione successiva». Chi sostiene di aver firmato una sola volta è Cuadrado: «Con le date non sono molto bravo, ma mi sembra di aver firmato una volta sola».

SECONDA MANOVRA
Sulla "seconda manovra" i calciatori hanno confermato «lo spostamento di quattro mensilità, senza rinuncia alcuna, con garanzia di pagamento anche in caso di trasferimento ad altra squadra». Ancora Dybala: «Ognuno questa volta decideva per sé. Io non volevo aderire, volevo ricevere tutti i mesi lo stipendio. Poi il mio gruppo di lavoro mi ha detto: meglio se lo facciamo, abbiamo un buon rapporto con la società, per avere migliori prospettive per il rinnovo». Anche in questo caso, maggio 2021, la firma era alla Continassa, davanti a Fabio Paratici, Cesare Gabasio o Paolo Morganti. Sempre in un solo giorno riduzioni e integrazioni. «Queste sigle sono le mie - ha confermato Cuadrado -. Quando mi dicono di firmare io firmo». Nella stessa situazione dei calciatori anche l'allenatore Maurizio Sarri, che ha dichiarato: «Mi ricordo che ne parlai al telefono con Paratici perché eravamo in lockdown. Paratici mi disse che c'era già l'accordo con i calciatori e che sarebbe stato opportuno che anche io mi accodassi. A me è stata proposta soltanto la rinuncia di quattro mesi, con tre mesi che sarebbero stati pagati sul contratto dell'anno dopo». Ma alcuni avevano dei dubbi. Bonucci, per esempio: «A Paratici dissi: Fabio, io mi fido di te, ma se poi arriva un altro?». La risposta fu: «Leo, la Juventus è quotata in borsa, è degli Agnelli, vuoi che succeda il finimondo per due stipendi?».