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Calcio in tv, addio "geo-blocking": perché i prezzi degli abbonamenti stanno per crollare

Gabriele Galluccio
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La parola del giorno è: geo-blocking. Si tratta di un blocco geografico che si applica ai servizi di streaming incentrati su film, serie tv ed eventi sportivi in diretta. Il Parlamento Europeo ha approvato la cancellazione del geo-blocking: tradotto, significa che dal 2025 decadranno le licenze territoriali e sarà possibile abbonarsi anche a piattaforme straniere, a prezzi più contenuti. Una rivoluzione che non sarà immediata e che dovrà tener conto degli accordi già esistenti, ma soprattutto della contrarietà di chi è destinato ad avere le tasche più leggere. A partire dalla Lega Serie A, che prima ancora che venisse approvata la risoluzione dall’Ue si era schierata contro la rimozione del geo-blocking, definendola un serio rischio di “mandare tutto in frantumi”.

È presto per fare previsioni, ma l’impatto di tale decisione può rivelarsi devastante sull’ecosistema calcistico: dal 2025 gli utenti italiani non saranno più obbligati ad abbonarsi a Dazn per vedere le partite di campionato, ma potranno scegliere offerte più convenienti all’estero. Decadendo l’esclusività territoriale i detentori dei diritti tv saranno costretti a contrattare le licenze a livello europeo e non più nazionale: si tratta di un terremoto al ribasso per le piattaforme e quindi anche per gli incassi di istituzioni e club. Chi invece non viene toccato da questo provvedimento, ma anzi ha motivi per esultare, è il Regno Unito.

Non facendo più parte dell’Ue, non dovrà rimuovere il geo-blocking: ciò significa che lo manterrà sul proprio territorio per le partite di Premier League, proteggendo di conseguenza i prezzi dei diritti televisivi del calcio inglese. Il resto dei paesi ha un paio d’anni per capire come adattarsi a questa grossa novità. L’altro lato della medaglia è rappresentato dai tifosi e più in generale dagli appassionati di sport: saranno liberi di abbonarsi al servizio che preferiscono e al costo che ritengono più opportuno. Al momento l’opinione pubblica è spaccata a metà: c’è chi è preoccupato che la risoluzione dell’Ue possa essere un colpo troppo duro alle istituzioni e ai club e chi invece è estasiato dalla prospettiva della libertà di scegliere all’infuori delle offerte che negli ultimi anni sembrano uscite più che altro dal film Pacco, doppio pacco e contropaccotto.

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