Cerca
Logo
Cerca
+

Antonio Juliano, addio Totonno: l'uomo che ci ha fatto vedere Maradona

Luca Beatrice
  • a
  • a
  • a

Napoli ammaina una delle sue più autentiche e fedeli bandiere, perché la carriera calcistica di Antonio Juliano ha avuto un solo colore, l’azzurro partenopeo, a parte 15 partite nell’ultimo annodi attività con la maglia del Bologna. Tra il 1961 e il 1978 Totonno, questo il suo affettuoso soprannome, giocò 394 partite di campionato tra serie A e B, 72 in Coppa Italia (e due le vinse), 39 in Europa per un totale di 505 gare condite da 38 gol, nemmeno pochi per un centrocampista che passeggiava lontano dalla porta, vero regista come si diceva un tempo e cerniera tra i reparti. Non aveva il lancio lungo ma raramente perdeva palla.

Insomma, giocatore prezioso anche in chiave nazionale, fu il primo calciatore napoletano convocato, amato dal ct Ferruccio Valcareggi che lo sistemò da playmaker nell’Italia campione d’Europa nel 1968 e per gratitudine lo coinvolse anche nella spedizione di Messico ’70, regalandogli 16 minuti nella finale contro il Brasile di Pelé anche se la partita era ormai persa.
A lungo capitano del Napoli, secondo per presenze di quell’epoca solo a Beppe Bruscolotti, altro fedelissimo di Fuorigrotta, Antonio Juliano è morto ieri a 80 anni nella sua casa di Marechiaro; nel prossimo turno in tutti in campi si osserverà un minuto di silenzio per ricordare questo giocatore serio e ombroso, di spirito assai poco partenopeo se ragioniamo per stereotipi. Concreto, poco spettacolare, legò molto con Dino Zoff prima del passaggio del portiere alla Juventus. Cresciuto nelle giovanili del club, Juliano fu lanciato in prima squadra dal Petisso Pesaola, gran personaggio oltre che allenatore interessante, e fu valorizzato al massimo quando al Napoli arrivò Luis Vinicio detto O’ Lione, ex centravanti degli anni ’60, tecnico assai innovativo, il primo a sfiorare il miracolo dello scudetto a Napoli.

 

ENDECASILLABO SCIOLTO

Nel campionato 1974-75 gli azzurri schieravano una formazione davvero combattiva, con i numeri dall’1 all’11 che si potevano recitare come un endecasillabo sciolto. E allora: Carmignani- Bruscolotti, Pogliana-Burgnich, Vavassori, Orlandini-Massa, Juliano, Clerici, Esposito, Braglia. Qualche giocatore in cerca di rivincite, il portiere cacciato dalla Juve, Tarcisio già roccia interista, il Gringo Sergio Clerici tra gli ultimi stranieri sopravvissuti all’autarchia, qualche emergente come il mediano Orlandini con istinto del gol, l’ala desta Peppe Massa e l’estroso sinistro capellone Giorgio Braglia, il tutto orchestrato dal maestro Totonno, lento ma piede preciso.

Il sogno di quello scudetto inseguito fino a 5 giornate dalla fine si infrange a Torino il 5 aprile 1975: Juventus-Napoli, segna il Barone Causio, pareggia proprio lui, Juliano, poi dalla panchina bianconera si alza Core ’Ngrato José Altafini, tap-in vincente e tricolore ai bianconeri. Alcuni anni dopo il ritiro dal calcio giocato, Juliano viene richiamato in servizio come dirigente dal presidente Corrado Ferlaino, uno con cui non è proprio facile andare d’accordo ma che certo non può essere accusato di risparmiare per la società. Nel frattempo, il pallone è cambiato, finalmente in Italia tornano gli assi stranieri e il Napoli fa una scelta imprevista, punta non su un goleador ma su un grande difensore, l’olandese Ruud Krol, segnalato proprio da Totonno.

C’era lui dietro la scrivania a Soccavo quando nel 1984 venne acquistato Diego Armando Maradona, decisivo nel convincere Ferlaino che l’operazione si poteva fare nonostante l’alto costo e l’infortunio subito dal Pibe a Barcellona. L’anno dopo, però, Juliano lascia per poi ritornare da direttore generale nel 1998-99 quando il suo Napoli se la passa male in serie B, tra cambi di allenatore, il presidente dietro le quinte e tanta confusione. Se non è amore questo... Unanime la commozione e il cordoglio per l’addio della bandiera azzurra. Hanno parlato Aurelio De Laurentis e il sindaco Gaetano Manfredi, promettendo una prossima iniziativa per un ricordo da parte di tutta la città. Oggi i funerali nella Chiesa San Giuseppe in Riviera di Chiaia. 

Dai blog