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Juventus, per cambiare passo serve un Thiago Motta in panchina

Massimiliano Allegri

Claudio Savelli
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Come si fa a dire che gli allenatori non contano? Si nega l’evidenza. Ormai gli allenatori contano più dei giocatori perché il calcio contemporaneo è un autentico sport di squadra al contrario di un tempo in cui assomigliava alla somma di individualità. Nel vecchio pallone ne mettevi undici e tendenzialmente chi raggiungeva il valore complessivo più alto vinceva, ora invece ne devi gestire venticinque (perché i titolari non esistono più) e non ci metti il segno “più” ma il “per”. Ora moltiplichi il valore dei calciatori attraverso il gioco, i concetti, l’identità. Il Bologna ne è massimo esempio. È facile dire che Zirkzee è un fenomeno, Calafiori un grande difensore, Ferguson un signor centrocampista eccetera eccetera, ma bisognerebbe immaginarli nelle mani di un allenatore più scarso: sarebbero comparse nel campionato. La prova? Non sono solo questi tre ad aver elevato il rendimento ma tutti. Tutti. Quindi non può che essere la mano di chi li allena. La mano di Motta.

Visto che gli allenatori contano sempre di più, avranno sempre più potere decisionale. Ovvero: saranno loro a scegliere le società piuttosto che il contrario. Anche qui, Thiago Motta è un ottimo esempio: avrà l’imbarazzo della scelta, quindi guarderà la rosa, il progetto, le persone con cui lavorare e sceglierà. Se non ci sarà nulla di suo gradimento, rimarrà a Bologna dove ha costruito un’opera d’arte. Gasperini, maestro superato dall’allievo, insegna che le grandi società non sono per tutti e che alle volte una grande è meglio farsela da sé. E restarci a lungo. Un tempo erano i tecnici a vendersi, a farsi pubblicità per farsi ingaggiare. Continuano a farlo i Conte e gli Zidane che sbucano con qualche intervista ora che le società valutano il da farsi per il prossimo anno, ma sono i grandi nomi senza panchina mentre gli altri, i nuovi nel giro fanno parlare il campo. Ora sono le società a doversi vendere bene a questa dinastia di tecnici, altrimenti restano con un Rudi Garcia qualunque come unica opzione.

 

 

La Juventus schierata a Napoli non sarà la preferita di Allegri ma è quella più attraente per un allenatore di nuova generazione probabilmente nei pensieri intimi di Giuntoli. È la più giovane della stagione, 26 anni di media complessiva e 22 di media nel reparto di centrocampo. Per una strana coincidenza è anche la miglior Juventus della stagione per la proposta di gioco. Un caso? Chissà. Al Maradona riempie l'area con tanti uomini, ci arriva attraverso il fraseggio e l'aggressione alta e tira più di dieci volte. Non difende praticamente mai bassa, come da abitudine. Poi Vlahovic coglie il palo e si divora una rete facile ma la Juventus ha finalmente prodotto occasioni in serie. Infatti insisti-insisti e toh, il gol arriva ed è di Chiesa che lo dedica ad Allegri. Si convincerà quest'ultimo ad un calcio più propositivo prima che sia troppo tardi? Dicevamo dell'importanza dei mister: nel giro di quattro partite, Calzona ha resuscitato il Napoli. Questa squadra mesi fa non avrebbe saputo vincere reagendo ad un gol subito e ad un rigore fallito.

 

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