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Luca Nardi, l'ultimo tassello: tennis, chi sono i fenomeni italiani della "Generazione T"

Gabriele Galluccio
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Nel tennis italiano va così. Un giorno ti svegli e scopri l’esistenza di Luciano Darderi che vince un torneo dalle qualificazioni, scala sessanta posizioni nel ranking ed entra trai primi cento. Un altro invece ti ritrovi addirittura con Luca Nardi che trionfa al terzo set contro Novak Djokovic.

 Il numero 123 al mondo che ha la meglio sul numero 1, Davide che non solo batte Golia, ma lo strapazza. All’ombra di Jannik Sinner c’è una generazione di tennisti che sa giocare bene, ha grandi margini di miglioramento e soprattutto sta diventando consapevole di poter lottare per traguardi impensabili fino a qualche tempo fa. Ciò non significa che vedremo un italiano vincere un torneo ogni settimana, pure Sinner prima o poi dovrà perdere in questo straordinario 2024 in cui si è già portato a casa uno Slam (Australian Open) e un 500 (Rotterdam). C’è però un movimento che scoppia di salute ed è in grado di farci divertire, oltre che di avvicinare sempre più “occasionali” al tennis. Chiedete a Djokovic se siamo competitivi...Negli ultimi dodici mesi ha perso solo nove volte, cinque contro tennisti italiani, tutti appartenenti alla Next Gen.

TRA SOGNO E REALTÀ
Lorenzo Musetti è stato il primo a batterlo a Montecarlo, poi è arrivato il tris firmato da Sinner tra Atp Finals, Coppa Davis e Australian Open, infine il colpo (di grazia?) di Nardi. Chissà quante tempo il pesarese ha speso a fantasticare su una vittoria del genere, magari mentre adorava il poster del serbo, suo idolo d’infanzia.

A 20 anni Nardi ha tramutato il sogno in realtà e non lo ha fatto in un torneo qualsiasi, ma nel Masters 1000 di Indian Wells, considerato il quinto Grande Slam. Sul cemento americano stanno giocando tutti i più forti del circuito e Luca è praticamente un intruso. Era stato battuto da Goffin nelle qualificazioni, ma è stato ripescato da lucky loser. Non si era nemmeno scomodato a disfare le valigie, lui che ha avuto un inizio di stagione non semplice a causa di un problema alla caviglia. E invece si è ritrovato a battere un top 50, il cinese Zheng, per la prima volta in carriera e poi sua maestà Djokovic.

100 Nardi è nato nel 2003, anno d’esordio del serbo nel circuito Atp, ed è cresciuto nel suo mito: «Ogni sera che vado a letto vedo Novak. Ho il suo poster e penso che lo terrò», ha dichiarato Luca, che ha giocato un tennis straordinario. Le difficoltà di Nole non sminuisce la prestazione del pesarese, che dopo aver perso il secondo set avrebbe potuto avvertire la tensione o magari sentirsi appagato di aver strappato il primo al tennista più forte del mondo. Invece nel terzo ha preso in mano gli scambi, ha macinato gioco, disputato un paio di game “alla Sinner” e si è imposto con merito, come testimoniano i 16 vincenti e i soli 4 gratuiti.

 

ELENCO GRATIFICANTE
Un successo meritato e genuinamente inaspettato, come dimostra il fatto che Nardi abbia scoperto il prossimo avversario, Tommy Paul, dai giornalisti: non aveva messo in conto la possibilità di battere Djokovic, eppure in campo ha avuto la meglio con una calma olimpionica, almeno in apparenza. Da lunedì Luca sarà numero 96 al mondo. È il settimo italiano a entrare nella top 100, il sesto ventenne: il più “vecchio” è Arnaldi che con i suoi 23 anni appena compiuti è n.38, Musetti a 22 è n.24, Cobolli a 21 è n.62 e Darderi a 22 è n.73. Un elenco gratificante, che possiamo esibire solo noi: nessun’altra nazione ha così tanti giovani trai primi cento al mondo. È palese che l’esplosione di Sinner stia facendo da traino all’intero movimento.

 

Lo stesso Nardi ha riconosciuto l’importanza di Jannik: «Guardare i suoi incontri mi spinge a fare sempre meglio. Non pensavo di vincere, ma mi sentivo bene in allenamento, sono molto contento di questo successo». Tra l’altro il pesarese ha lavorato in pre-season proprio con Sinner: «Cerco sempre di imparare da lui, è un gran lavoratore ed è molto bello quello che sta facendo per il nostro Paese e per il tennis italiano. Spero di potermi unire a lui con i risultati, nella vita mai dre mai». Ed è proprio questo che devono fare Nardi e i suoi fratelli: continuare a lavorare duro e a togliersi soddisfazioni, sapendo che di Sinner ce n’è solo uno ma che nessun traguardo è più precluso all’Italia della racchetta.

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