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Luciano Spalletti l'americano: così è nata la Nazionale per gli Europei

Claudio Savelli
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Altro che tournée scandalosa, fatta solo per guadagnare soldi: la settimana negli Usa dell’Italia è stata proficua. Perfino di più e ora si può dire: è stata la miglior gita nazionale di cui si ha memoria. Perché si è unito l’utile per la Federazione al necessario per Luciano Spalletti, l’extracampo al campo, le ragioni economiche e pubblicitarie a quelle tecniche e tattiche. Il ct ha addirittura ringraziato la Figc: avete mai sentito uno dei predecessori farlo? Ecco.

Vero che Spalletti è un uomo positivo di natura, ma se ha voluto elogiare pubblicamente l’organizzazione della tournée, qualcosa di vero dovrà pure esserci. Anche perché la faccia sui risultati della Nazionale, poi, ce la mette lui.

 

 

 

Sarebbe stata un’ottima tournée anche con dei risultati così così, invece sono stati positivi pure loro. Due vittorie piuttosto convincenti se rapportate al contesto e agli avversari che, ovviamente, sono stati sottovalutati dai media italiani fermi ad un calcio che non esiste più. Venezuela ed Ecuador sono ormai Nazionali di spessore, ricche di calciatori che militano in Premier League o in Bundesliga, dotate di concetti tattici, tasso tecnico e ritmo importanti, e sono sicuramente più temibili del basso rango europeo che siamo abituati ad incontrare durante i gironi di qualificazione ad Europei e Mondiali. L’Italia avrebbe magari potuto organizzare un paio di partite più comode a livello logistico con queste ultime, si sarebbe risparmiata qualche chilometro in aereo, ma non avrebbe trovato la stessa competitività.

 

RIVALI

Considerando che prima dell’Europeo ci saranno solo altre due amichevoli di cui una (9 giugno contro la Bosnia, l’altra è il 4 giugno contro la Turchia) a convocazioni già inviate alla Uefa, benissimo ha fatto il ct a fidarsi della Federazione e a scegliere Venezuela ed Ecuador come rivali. Dalla gita la Figc ha incassato circa 4 milioni, praticamente un annodi ingaggio di un ct di massimo livello come Spalletti - non serve ricordare come è andata a finire quando il ct non era di massimo livello. E Spalletti ha potuto testare la squadra anche sotto il profilo mentale e ambientale. Le due gare sono state giocate ad alta intensità e concentrazione nonostante fossero nei pomeriggi locali e incastrate tra spostamenti e incontri con sponsor e partner. E poi si sono tenute a temperature profondamente diverse: l’Italia è passata dai 25-30 gradi umidi di Miami ai 10-15 di New York senza colpo ferire. Potrà capitare anche nell’Europeo in Germania o nel Mondiale 2026 dislocato tra Canada, Messico e, appunto, Stati Uniti. «Abbiamo lavorato per conoscere gli italiani in America, nella speranza di tornarci per i Mondiali», ha raccontato il ct.

 

 

 

Non solo soldi, quindi, ma anche promozione del brand Italia verso gli italiani all’estero. Dalle parole di Spalletti per cui questa Nazionale ha una responsabilità nei confronti di tutti, ai fatti. Ben fatto. Dal punto di vista tattico, Spalletti ha svolto il lavoro alla perfezione. Ha riproposto il 3-4-2-1 anche nella seconda gara, senza mandarlo in soffitta alle prime difficoltà. E a New York, grazie all’inserimento del blocco Inter e a giocatori di maggiore qualità, su tutti Barella, Pellegrini e Jorginho in mezzo, è andata molto meglio.

L’Italia torna così con una soluzione in più che, nel calcio liquido di oggi, può risultare decisiva. Anche dai giocatori Spalletti ha estratto le informazioni che cercava. I capisaldi si sono confermati (unica postilla su Chiesa), i debuttanti Cambiaso, Vicario e Bellanova sono stati all’altezza e le riserve su Retegui, Mancini e Zaniolo sono state sciolte. Spalletti ha chiuso descrivendo la logica con cui stilerà la lista dei convocati, che sarà di 23 giocatori (20 più 3 portieri) e non più di 25: pochi ma buoni, e duttili. "Chi sa fare più cose e giocare in più posizioni è avvantaggiato". Rientriamo in Italia più ricchi di conoscenze e budget. Meglio di così non poteva davvero andare.

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