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Jannik Sinner, operazione-normalità: "I piatti li lascio lì due giorni"

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“All’inizio battere Novak Djokovic era impossibile. Se ci riesco ora vuol dire che ho imparato da ciò che ho vissuto. Non è detto che vinca tutte le partite nemmeno ora, ma è vero che la differenza sta proprio lì. Per mesi ho fatto sempre quarti, ottavi, qualche volta semifinale, tutti risultati ottimi, soprattutto nei grandi tornei. Mancava l’ultimo passo, ora è arrivato ed è cambiato tutto”. Lo dice sicuro Jannik Sinner nell’intervista rilasciata a La Stampa, dove si è aperto a 360 gradi. Merito di una grande crescita nel corso degli anni, anche fisica: “Fino al 2022 non ho mai lavorato tanto con i pesi — il suo commento —. Stavo ancora crescendo e non era salutare per il fisico, rispetto a molti altri della mia età ero in ritardo da quel punto di vista, ne ho approfittato per dedicarmi ad altri aspetti, come il movimento in campo, che si sono rivelati molto utili”.

Dopo un grande periodo sul cemento, ora sono in arrivo gli impegni sulla terra. Anche se “non è la mia superficie migliore”, Jannik non si definisce preoccupato: “In passato mi è capitato di faticarci un po’ e la scorsa stagione non è stata fra le migliori — il suo commento —. Ma i miei primi quarti in uno Slam li ho raggiunti al Roland Garros, e li ho fatti anche a Roma. Sarà una stagione lunga e complicata, ma credo di poter giocare bene anche sul rosso”. Anche se a Montecarlo “non ho grandi aspettative — ha aggiunto —. Questa settimana la prendo come l’opportunità di fare un misto di allenamento e partite. Gli obiettivi chiave saranno il Roland Garros e le Olimpiadi, e Roma che per me è molto importante”.

 

Sulle voci di chi lo volevano portabandiera alle Olimpiadi, Sinner ha risposto dicendo che “è giusto che lo faccia chi ha già vinto una medaglia d’oro — il suo pensiero —. Per me sarà la prima volta. Sento di aver contribuito insieme ad altri a far crescere il nostro tennis, ma ci sono atleti che hanno costruito la carriera sulle Olimpiadi, e lavorano quattro anni per una gara”. E perfetto, come in molti lo definiscono, non lo è: “Ho gli stessi difetti di tutti i ragazzi, quando finisco di mangiare non lavo i patti, li lascio lì due giorni… — ha chiuso Sinner —. E a volte mi arrabbio anch’io. Ma va capito il momento, ce n’è uno per scherzare e uno per arrabbiarsi. Come tennista a volte ho troppa fretta di imparare, di aggiungere cose, mentre la fretta è il nemico più grande perché ti fa perdere lucidità. E invece di aiutarti, ti frega”.

 

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