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Stefano Pioli esonerato e i "danni d'immagine": il retroscena sul futuro del Milan

Claudio Savelli
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È inverosimile che una società come il Milan non abbia già chiaro chi sarà il prossimo allenatore. Ha quindi senso che, dopo la disfatta contro la Roma in Europa League e il destino ormai segnato per Stefano Pioli (a prescindere dal derby di domani sera), le voci su Lopetegui abbiano preso corpo. Lo spagnolo è l’unico su piazza che risponde a qualche coordinata di un identikit che, francamente, lascia a desiderare: il Milan vorrebbe infatti un allenatore di esperienza internazionale ma dal nome non troppo ingombrante.

Il motivo? La proprietà americana non accetta danni di immagine, quindi non vuole un allenatore che prova a imporsi su di essa. I primi contatti esplorativi con Lopetegui risalgono a febbraio e ora sono stati ripresi, ma i tifosi non sono soddisfatti. Per forza: il 57enne spagnolo, libero dopo la fallimentare avventura al Wolverhampton, non ha mai fatto bene se non al Siviglia nel 2019/20 terminato con il quarto posto e l’Europa League. Ma parliamo comunque di un livello minore rispetto a quello a cui ambisce il Milan. Per di più, ci sono scheletri nell’armadio di Lopetegui, su tutti l’incredibile licenziamento dalla nazionale spagnola tre giorni prima del Mondiale 2018 per aver trovato un accordo con il Real Madrid (da cui poi fu esonerato dopo 14 partite) in gran segreto: insomma, oltre a non essere il migliore degli allenatori in circolazione, non è nemmeno il più limpido dei personaggi.

 

MERITA DI PIÙ
Il Milan merita di più, su questo non vi è dubbio. Però Conte e Tuchel, i due grandi nomi liberi, a quanto pare non interessano per i motivi di cui sopra: troppo ingombranti per un progetto basato sulla stabilità come quello americano. Vietati strappi sul mercato per costruire instant team e, soprattutto, dichiarazioni contro la proprietà e la dirigenza. Ma piuttosto che Lopetegui sono meglio Fonseca, che almeno conosce la serie A e può liberarsi dal Lille, o Conceicao, che ha vinto tre campionati e reso il Porto un avversario difficile per tutta la Champions. Galtier e Gallardo, invece, li mettiamo sullo stesso piano dello spagnolo: meglio evitare, con tutto il rispetto. Se è così, la scelta sembra la classica via di mezzo.

Andrebbe anche bene, non fosse il Milan nelle perfette condizioni (economiche e tecniche) per prendere una decisione coraggiosa. Perché non provarci con Thiago Motta? È oggettivamente il miglior allenatore “prendibile” (in scadenza a giugno con il Bologna) e il Milan ha più argomenti rispetto alla Juventus per convincerlo: più budget sul mercato, lo slot del centravanti da coprire con il pupillo Zirkzee, una rosa meglio strutturata e di più alto potenziale rispetto a quella della Signora, un ultimo triennio migliore, tra uno scudetto vinto e una costante presenza in Europa. Se il Milan ricordasse di avere una certa tradizione con i tecnici da svezzare ad alti livelli, anche uno come Palladino avrebbe senso, invece non è in lista e non ci sono stati contatti esplorativi. L’impressione è che Ibrahimovic, ingaggiato proprio per riportare direttamente a Cardinale, debba ancora entrare a gamba tesa nella questione allenatore.

 

Chissà se lo farà o se preferirà continuare l’apprendistato da dirigente con un basso profilo. Nel caso a rimetterci sarebbe il Milan perché Ibra è indubbiamente il nome più spendibile dal club. Possibile che si aspetti il domino estivo che coinvolgerà anche Allegri, in odore di esonero almeno quanto Pioli visto il rendimento pessimo del girone di ritorno: 18 punti in 14 partite, eguagliato il record negativo della Juventus 2009/10 di Ferrara prima e Zaccheroni poi. La differenza è che se Allegri difficilmente troverà una panchina subito, Pioli interessa al Napoli e non solo e potrebbe liberare il Milan dell’impegno economico dell’ultimo anno di ingaggio, lasciando così ulteriore margine di manovra ma anche, nel caso di scelta sbagliata, un alibi in meno.

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