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Ayrton Senna, il medico: "Condizioni disperate. Per il tanto sangue...", uno choc durante il viaggio in elicottero

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Sono passati in lampo, sia per gli appassionati che per i semplici spettatori. 30 anni fa la Williams di Ayrton Senna andava a sbattere al Tamburello, una delle curve più spettacolari, e allo stesso tempo pericolose, del circuito di San Marino. Un incidente terrificante, tanto che chi soccorse Ayrton pochi secondi dopo ricorda le tragiche condizioni in cui versava il pilota. Fra loro c'era l'ormai quasi 70enne Giovanni Gordini, all’epoca responsabile del 118 «Bologna Soccorso» presente a Imola e oggi direttore della Rianimazione e del Dipartimento emergenza. Fu uno dei primi ad arrivare sul posto e quell'immagine che vide gli è rimasta impressa nella testa: "Quella di un pilota che respirava autonomamente, ma che era già in coma. Arrivai pochi minuti dopo Watkins (il medico della F1, ndr) e notai che Ayrton aveva perso del sangue dalla ferita sopra la sopracciglia destra per il colpo dovuto alla sospensione, ma il danno più grave era alla base del cranio, dove le arterie erano già lesionate dopo l’urto. In quel punto ne scaturì un’emorragia esterna e interna, oltre alle lesioni al cervello".

Le sue condizioni apparvero da subito disperate, tanto che si decise di far atterrare l'elisoccorso direttamente in pista: "Senna perdeva anche sangue dalla bocca, tanto che l’equipe giunta sul posto ebbe difficoltà a intubarlo e fu costretta a una tracheotomia per mantenere le funzioni vitali. Le manovre di rianimazione, nel frattempo, sono proseguite. Data la gravità della situazione, decidemmo di fare scendere l’elicottero in pista per portarlo al Maggiore. Un caso unico in F1, dato che era prassi che i piloti fossero trasportati prima all'ospedale del circuito con i mezzi di soccorso della pista".

 

 

Nel viaggio verso l'ospedale Maggiore di Bologna il cuore di Ayrton rallentò diverse volte, costringendo gli operatori a rianimarlo: "Sull’elicottero, Senna era attaccato al ventilatore meccanico polmonare ed ebbe due rallentamenti del battito cardiaco. Lo facemmo ripartire, ma le condizioni erano comunque disperate. Per il tanto sangue perso dalle emorragie al cranio, gli abbiamo immesso dei liquidi con la flebo per evitare la disidratazione".

Una volta giunto nel reparto di rianimazione, l'equipe medica fece di tutto per salvargli la vita. Come racconta il professor Gordini però, ben presto ci si rese conto che era stato tutto inutile: "È stato fatto l’elettroencefalogramma, che purtroppo era piatto. Così abbiamo capito che non si potesse fare nulla, tanto da non tentare nessuna operazione. Il cervello di Senna si era spento, andando in 'silenzio elettrico'. Abbiamo solo aspettato che smettesse di battere il cuore, prima che la dottoressa Fiandri desse la notizia alla Rai".

 

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