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Milan, il rischio di affogare in mezzo al caos: ombre nere su Fonseca

Claudio Savelli
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Il Milan chiude il campionato al secondo posto ma, a meno di un’estate illuminata, non sarà la prima rivale dell’Inter il prossimo anno. Sarà la Juventus che ha inserito la freccia e sorpassato i rossoneri nel campionato delle scrivanie, il più importante in questo momento di transizione tra una stagione dai verdetti precoci e l’altra.

La Signora va veloce verso il futuro mentre il Diavolo fatica a mettere insieme il presente. Da una parte la catena di comando è chiara da un anno, dall’altra deve ancora ingranare. Giuntoli, ingaggiato per la ristrutturazione lo scorso giugno e incaricato pubblicamente da Elkann, ha utilizzato questa annata per programmare e ora inizia a trasformare le idee in fatti. Cardinale, invece, ha assunto Ibrahimovic senza chiarirne il potere in società, e se una dirigenza deve strutturare se stessa è impossibile che possa nel frattempo costruire una squadra. La questione allenatore è indicativa. Le due facce della stessa medaglia. Gli annunci di Thiago Motta e Fonseca arriveranno insieme tra un paio di settimane ma il percorso per arrivare agli accordi è stato opposto.

 

QUESTIONE ALLENATORE
L’impressione è che Allegri sarebbe stato esonerato anche se avesse vinto lo scudetto mentre Pioli, fosse sopravvissuto alla settimana Roma-derby, sarebbe stato confermato. Vuol dire che da una parte le idee erano chiare e prescindevano dai risultati, dall’altra non lo erano e dipendevano dai risultati. Va da sé che la Juventus verrà allenata da una prima scelta in piena ascesa come Thiago Motta mentre il Milan finirà nelle mani di Fonseca che succedeva come minimo a Lopetegui nella lista.

Giuntoli decide da solo e se ne assume le responsabilità di fronte alla proprietà, la dirigenza del Milan decide di concerto su indicazione della proprietà: Fonseca, infatti, la spunta perché è l’unico ad accontentare un po’ tutti. Guadagnerà 4,5 milioni a stagione, come Pioli e più di Thiago Motta (biennale da 3,5 milioni più opzione per un anno), dunque non è una scelta per risparmiare. Lo sarebbe stata Van Bommel che, dipendesse da Ibra, sarebbe stato eletto, ma evidentemente nel Milan non funziona così. Come l’Inter ha accelerato con Marotta, gran giocata di Zhang, la Juventus ha recuperato terreno nel momento in cui ha dato tutto in mano a Giuntoli, depotenziando tutti gli altri.

Convinto l’allenatore, e avendo chiaro il suo stile di gioco, Giuntoli si è messo a fare mercato. Mercato che, insegnano i grandi direttori sportivi, non si fa in estate ma durante l’anno. Infatti è già stata strappata la promessa a Galliani per Di Gregorio in cambio di 15 milioni (più bonus) al Monza: il portiere richiesto da Thiago Motta. Ne consegue che è già programmata la cessione di uno tra Szczesny e Perin (più probabile perché il polacco vuole andare a scadenza nel 2025). A proposito di portiere, il Milan non ha ancora deciso cosa fare di Maignan: a naso, Giuntoli l’avrebbe messo sul mercato mesi fa. La Juventus è già avanti con il Bologna per Calafiori, indispensabile per lo sviluppo che vuole dare il nuovo mister, mentre il Milan non ha ancora deciso l’erede di Giroud pur sapendo da mesi dell’addio. Perché tra Sesko, Guirassy, David e Zirkzee ci sono enormi differenze, uno non vale l’altro, cambia l’intero impianto di gioco.

 

Così finisce che Zirkzee sia più vicino a Torino che non a Milano. D’altronde Giuntoli sembra aver deciso da tempo di fare cassa con Soulé, Huijsen e Iling Jr, recuperando più dei 40 milioni necessari per l’olandese, mentre la lista dei cedibili rossoneri è ancora da compilare. Al Milan manca il terzino destro? La Juve glielo sfila da sotto il naso: Di Lorenzo ha chiesto la cessione al Napoli perché il suo ex ds lo ha convinto a sposare la causa bianconera. Insomma, il dirigente logora chi non ce l’ha. O chine ha troppi.

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