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Euro 2024, lo svizzero Xhaka umilia l'Italia: "Vinto prima di scendere in campo, mai visti così"

Roberto Tortora
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Nella conferenza stampa post-fracasso dell’Italia a Euro 2024, il ct azzurro Luciano Spalletti aveva dichiarato, nei confronti di un giornalista svizzero che paragonava la Nazionale ad una Panda e non ad una Ferrari, che quando si perde bisogna accettare di tutto, anche battute di cattivo gusto come quelle del collega svizzero. Così, come se non bastassero critiche, sfottò, meme e polemiche dei calciatori italiani non convocati, quasi felici del fallimento azzurro (vedi Politano, ndr), sono arrivate anche le parole del capitano elvetico, Granit Xhaka, a tagliarci l'umore come una lama affilata. 

Il centrocampista del Bayer Leverkusen ha così commentato la partita di Berlino: “Non ho mai visto gli azzurri così in difficoltà sul campo come contro di noi, abbiamo vinto ancora prima di scendere in campo, come fecero loro con noi tre anni fa proprio all’Europeo. Erano impauriti. Noi? Siamo più affamati che mai”. Ed è proprio l’analisi di Xhaka che deve spaventare di più la FIGC e tutto il calcio italiano. Sì, perché, al di là dei risultati e del gioco, l’Italia calcistica ha sempre rappresentato per le nazionali estere avversarie un pericolo da temere, un ostacolo difficile da superare, un opponente da non sottovalutare. E invece, in quest’occasione, gli spaventati siamo diventati noi e questo non può succedere, perché se ci priviamo dell’opportunità di far paura noi agli avversari cosa ci resta?

 

 

 

Non abbiamo più i fenomeni di un tempo, c’è solo Donnarumma in porta e da solo non basta, dobbiamo assolutamente tornare ad essere una Nazionale che fa pesare la propria storia in campo e non un agnellino tremolante che chiude gli occhi davanti alla Svizzera di turno. Alla Svizzera, avessi detto l'Argentina o il Brasile, con tutto il rispetto per la nazionale di Yakin che sta ben giocando e meritando a questi europei.

 

 

 

Luciano Spalletti ha accusato alcuni suoi giocatori, senza far nomi, di essersi tirati indietro e “non aver alzato il braccio” al momento di candidarsi per uno dei possibili calci di rigore in un’eventuale lotteria finale. Questo non va bene e questi giocatori non meritano più spazio, perché indossare la maglia azzurra è come mettere l’armatura e girare il mondo a difendere il tricolore, per fortuna solo a colpi di testa, “tiraggir” e calci al pallone. L’Italia, a partire dalla Nations League e dalle qualificazioni al mondiale americano 2026, dovrà ripartire da quelli che gli spagnoli chiamano semplicemente “cojones”.

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