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Parigi 2024, Antonio Rossi: "Ho vinto tre ori olimpici, ma nel cuore ho l'argento"

Leonardo Iannacci
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Il Bell’Antonio della canoa è uno dei tanti incredibili Signor Rossi dello sport italiano. Antonio Rossi è stato un vincente tra vincenti, tra i pochi a conquistare cinque medaglia in altrettante Olimpiadi.

Le ha mai dato fastidio quel soprannome?
«Ci ho sempre riso sopra.Per me il bell’Antonio è Marcello Mastroianni del film omonimo o Antonio Cabrini. Io che c’entro?».

 

 

Non faccia il modesto, la ricordiamo nudo sulla copertina di un rotocalco. Un fustaccio.
«In realtà mi ero coperto le parti intime con una pagaia. Però fu uno scatto che fece parecchio parlare».

Ok, passiamo alle Olimpiadi?
«Ne ho fatte cinque, vuole che dica di no?».

Come si sente a essere un super-olimpionico?
«Si entra con orgoglio a far parte di una famiglia speciale. In quel club ristretto ci sono stato dal 1992 al 2008 e sono nate belle amicizie con altri atleti, Yuri Chechi ad esempio».

La prima Olimpiade fu Barcellona 1992?
«Avevo 24 anni ed ero una riserva galleggiante della nazionale azzurra. In pochi giorni preparammo l’equipaggio del K2 con Bruno Dreossin. Vincemmo un bronzo clamoroso».

L’estasi ad Atlanta 1996?
«Vincere due ori nella stessa Olimpiade fu eccitante. Mi presentai da campione del mondo e vinsi il Kayak K1 500 e il K2 1000 con Daniele Scarpa. Volavo. Ricordo il terrore di un possibile incidente tecnico odi un’influenza».

A Sydney 2000 la riconferma?
«Fu un’altra gara della vita. Cambiai partner e con Beniamino Bonomi rivinsi il nel K2 1000 metri. Andai male però nel K1, il vento mi tolse il ritmo».

A volte l’argento può essere più bello dell’oro?
«Accadde ad Atene 2004 quando avevo già 36 anni e qualcuno mi aveva dato del patetico consigliandomi di ritirarmi. Invece con Bonomi arrivai secondo nel K2».

Il canto del cigno a 40 anni.
«A Pechino nel 2008 sono stato portabandiera e fu un grande onore. Il quarto posto nel K4 però rappresentò una mezza delusione».

Possibili medaglie azzurre a Parigi nella canoa?
«De Gennaro e Horner hanno ottime possibilità nello slalom e vedo un bel podio per la “canadese Sprint C2”».

Nel canottaggio?
«C’è questo bel ritorno dell’8 che può vincere una medaglia. E Panizza può guidare il 4 di coppia sul podio».

Nel 2021 lei ebbe un’infarto strano: come se lo spiegò?
«I medici non trovarono una vera ragione. Dissero che l’unica possibilità poteva essere stata una complicazione del vaccino per il Covid. Ma attenzione, non sono un no-vax».

Lei ha avuto un post-carriera nella politica, nel centrodestra.
«Le mie guide sono stati Bobo Maroni e Attilio Fontana».

E oggi?
«Faccio parte della Fondazione Milano-Cortina 2026 nella City Operations per i rapporti con le istituzioni. Con soddisfazione posso dire che le cose per i Giochi invernali che si terranno fra due anni stanno procedendo bene».

Chi deve ringraziare per la sua storia olimpica?
«Tante persone ma vorrei ricordare Giampiero Galeazzi, con le sue telecronache ha reso popolare una disciplina poco seguita. Da ex canottiere era uno di noi».

Cosa le manca delle Olimpiadi?
«L’atmosfera delle gare, il villaggio degli atleti, gli allenamenti e la fibrillazione prima delle finali. Il mio fisico, ormai, non può essere nostalgico, ha detto stop. Altroché Bell’Antonio».

 

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