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Parigi 2024, non basta la cattiveria per fare un atleta d'oro

Fabrizio Biasin
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Ci mancava solo lo scazzo in pedana. Anzi, fuori. Da una parte un gigante del giornalismo, sua maestà Aldo Cazzullo; dall’altra Daniele Garozzo, classe 1992, uno che ha un passato da campione della scherma (non “un presente” per colpa di un problema al cuore). E il primo è armato di penna e l’altro di fioretto. E il primo eccome se sa scrivere, ma il secondo se la cava molto bene pure lui. E il primo è un giornalista e il secondo non solo un grande atleta, ma pure un medico.
La polemica è presto riassunta.

Cazzullo sul Corriere scrive così: «Gli schermidori hanno un po’ tutti del matto. Quelli che abbiamo adesso sono un po’ troppo bravi ragazzi: per questo vincono meno di una volta. Sono accompagnati da mamma e papà. Quelli di una volta erano ragazzi cattivissimi». Quindi punta sull’amarcord: «Dello spadista Paolo Milanoli si racconta che combattesse duelli al primo sangue in una palestra buia. Stefano Cerioni fece collezione di medaglie olimpiche e di cartellini neri. Ora sono tutti laureati, e la scherma si sta spostando a sinistra, come i Parioli». E, a proposito dei fiorettisti: «La buona notizia è che sono fortissimi. La cattiva è che sono bravi ragazzi».

 

 

 

Rispetto a codesta articolessa, Garozzo è virtualmente tornato in pedana: «Affermare che “essere cattivi” porti alla vittoria sminuisce i successi di tanti atleti che, come me, hanno raggiunto i più alti traguardi grazie a impegno, sacrificio e una sana competitività». E ancora: «Essere bravi ragazzi non significa essere deboli o meno competitivi, ma avere la maturità di comprendere che il vero valore dello sport sta nel rispetto delle regole, degli avversari e di sé stessi». Stoccata finale: «Invito tutti a pensare su ciò che veramente rende grande uno schermidore».

Ora, nel momento in cui un pluricampione universale si esprime, tu, pur medaglia d’oro di scrittura, sei costretto ad arrenderti. Nel caso specifico la questione è piuttosto semplice: ridurre lo sport a una questione di cattiveria e “fuori i maroni!” vale fino a quello che potremo definire “livello Ciccio Graziani”, laddove il grande campione del mondo 1982 per un glorioso periodo allenò la squadra di calcio del Cervia, in Eccellenza. Oltre l’Eccellenza- ma in realtà anche sotto l’Eccellenza - pensare che cattiveria e bava alla bocca siano importanti tanto quanto preparazione, sangue freddo, professionalità e mille altre cose, significa voler cazzeggiare. E figuratevi nella scherma, disciplina in cui il cuore avrà pure un suo ruolo, ma viene dopo tecnica, allenamento, classe, fisicità, prontezza di riflessi, varie ed eventuali.

Ecco, è assai probabile che Cazzullo volesse solamente cazzeggiare e, quindi, è inutile star qui a prendersi troppo sul serio, anche perché se tutto dipendesse da “veleno” e “rabbia agonistica” basterebbe spedire Rino Gattuso a nuotare nella Senna, ché il buon Ringhio a quel punto vincerebbe il triathlon a mani basse e ripulirebbe anche il fondale a pedate. Quanto a «la scherma si sta spostando a sinistra» tutto può essere, ma a questo punto una domanda sorge spontanea: «Il tappeto elastico da che parte sta?». Ps. Per la cronaca, i fiorettisti ieri hanno conquistato l’argento, mentre l’oro è andato ai giapponesi. Cattivi, cattivissimi samurai.

 

 

 

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