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Parigi 2024, lo scandalo del tablet: scoperto e sequestrato durante la gara

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Roberto Tortora
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Prepararsi bene per un’olimpiade è cosa buona e giusta, studiare gli avversari negli sport di squadra è fondamentale. Portarsi dietro un tablet in porta per ricordarsi come calciano i rigoristi avversari non è, invece, lecito. Eppure, è quanto accaduto al portiere di hockey della Gran Bretagna, Ollie Payne, al quale è stato confiscato proprio un dispositivo elettronico con tutte le informazioni del caso durante la gara, poi fatalmente persa ai calci di rigore, contro l’India per 4-2 ai quarti di finale. Di solito, queste informazioni i portieri, anche nel calcio, le affiggono sulle borracce d’acqua o portano dei pizzini di carta ed è tutto ammesso. Nell’hockey, però, c’è un limite a tutto, di sicuro alla tecnologia personale in campo.

Il portiere si stava preparando per il secondo rigore quando i giudici hanno notato l’anomalia e si sono avvicinati a lui per confiscargli lo strumento e togliergli, così, quegli appunti che stava consultando per rinfrescarsi la memoria. L’India, ovviamente, se n’era accorta ed aveva protestato, da lì la decisione dei giudici: secondo i rappresentati della squadra in genere i blocchetti devono essere tenuti accanto alla porta e non è possibile leggere documentazioni in campo, specialmente durante i rigori.

 

 

La scena è stata grottesca, con uno dei giudici sceso in campo a sottrarre il tablet a Payne, come se fosse un bambino, lasciato solo in balìa degli eventi. La discussione tra i due team è andata avanti a lungo, ma alla fine l’India ha avuto la meglio e ha ottenuto l’eliminazione del dispositivo. Tutto questo polverone non ha fatto altro che mettere la Gran Bretagna nelle condizioni mentali peggiori e l’eliminazione è stata la logica conseguenza. Il fatto, però, costituisce un precedente e il tema dovrà essere approfondito sia dalla federazione di hockey sia dal Cio. Non è detto che, in futuro, anche i tablet non verranno mai accolti in campo.

 

 

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