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Il Palio di Siena "meglio delle Olimpiadi": il Washington Post ci fa godere

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Secondo il Washington Post il Palio di Siena è meglio delle Olimpiadi. L’articolo, a firma dell’editorialista Rick Reilly, recita così in questo passo: “Se ti piacciono il Kentucky Derby, i demolition derby e le risse tra bande Shark vs. Jets e ti stai chiedendo: ‘Ehi, è possibile che tutte queste cose si possano combinare?’, la risposta è ‘Sì, si chiama Palio’ — si legge — È una corsa di cavalli a mani nude e senza sella che si tiene nella piazza cittadina a forma di conchiglia di Siena, in Italia, da oltre 540 anni e si terrà di nuovo il 16 agosto”. Insomma, un concentrato di falsità e di luoghi comuni non indifferente. 

Un elogio però non apprezzato dai toscani. L’editorialista ha lodato il palio per l’assenza di regole, la corruzione considerata parte del gioco e la benedizione di un cavallo in chiesa. Secondo molti, Reilly critica subdolamente il palio, usando il termine “follia” in questo passo: “(Il Palio, ndr) è il momento della follia — si legge — Gli organizzatori riempiono la piazza cittadina di terra, e poi la gente riempie ogni centimetro quadrato del campo interno, ogni finestra, balcone e tribuna, finché la folla non supera le 30mila persone, tutte con il cuore in gola”. E ancora: “I cavalli fanno tre giri frenetici intorno alla piazza e ci vogliono solo circa 30 secondi perché il branco si riprenda, quindi in quei 30 secondi, devono correre sulla pista, caricare i feriti sulle barelle e portarli via o farsi investire a loro volta. A volte ce la fanno, a volte no. Spesso devono lasciare il corpo dov’è e riprovare”.

 

 

 

Sul caso, dopo il clamore che si è generato, è intervenuta anche la sindaca di Siena Nicoletta Fabio: “Rileggeremo l’articolo e, finito il Palio, risponderemo. Può essere anche l’inizio di una conoscenza. Perché non invitare chi ha scritto quelle inesattezze? Potrebbe essere l’occasione per fargli conoscere la nostra fest”.

“Tutto e qualsiasi cosa è permesso, incluso buttare giù l’altro da cavallo prima che lui butti giù te dal tuo”, scrive il giornalista. “Non solo è consentito dare soldi di nascosto ai funzionari, allo starter, ai fantini avversari, agli allenatori avversari e persino al medico dei cavalli, ma è anche tradizione. Vedete, il Palio è nato da un antico odio tra decine di contrade di Siena; ne restano 17, e l’odio ribolle. Il mio amico vive in una di queste contrade chiamata Pantera, quindi sono Pantera per sempre, cavalca o muori. E noi di Pantera preferiremmo mangiare gomme di trattore piuttosto che vedere la corsa vinta dalla nostra rivale, Chiocciola, detta anche Lumaca”.

 

 

 

“La chiesa è gremita di circa 500 persone, ammutolite mentre guardano il cavallo condotto dritto lungo la navata verso un prete che impartisce una solenne benedizione. È allora che i 500 urlano all’unisono, in italiano: “Vai! E torna vincitore!” Ora dimmi: come puoi urlare “Torna vincitore!” a un cavallo che indossa un’immagine di una lumaca?”.
 

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