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Sinner, "non ancora libero": Us Open, le parole che preoccupano l'Italia

Leonardo Iannacci
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Fuori due: dopo aver rispedito in California quell’antipatico di McKenzie McDonald, Jannik Sinner ha fatto pochi sconti a un altro tennista americano, quell’Alex Michelsen che aveva già “sculacciato” a Cincinnati 15 giorni fa. Allora in due set (6-5, 7-5) e non senza fatica, ieri sul cemento dell’Arthur Ashe Court in tre set ma senza mai soffrire: 6-4, 6-0, 6-2 e cedendo solo 6 giochi in 110 minuti di partita.

Due yankee a casa per il 50esimo successo stagionale (roba da campionissimi....) e una pioggia di applausi per il ragazzo di Sesto dagli spalti del centrale newyorchese: i suoi riccioli rossi, unitamente al tennis piacevolmente diabolico che sembra stia affinando, hanno definitivamente conquistato l’America anche se le vittime sono sempre tennisti a stelle strisce: 11 negli ultimi 11 incontri fra Sinner e i colleghi statunitensi, come se con loro avesse un conto aperto. Fascino e talento sono un cocktail micidiale che ammalia e ci dispiace per chi freme di invidia, tennisti famosi compresi.

 

 

 

«Bene così contro Michelsen ma in vista dei prossimi incontri devo ancora mettere a posto alcune cose. Probabilmente non sono ancora totalmente libero ma in campo mi sento abbastanza sicuro e quando gioco sono felice. Questo sport mi ha dato tanto, mi ha fatto capire che persona sono», ha filosofeggiato il numero1 del mondo. Contro il 20enne Michelsen Jannik ha infatti confermato nel primo set di non essere ancora a registro, soprattutto nei propri turni di servizio (3 su 12 con la seconda): ha brekkato più volte lo statunitense con pazienza e abilità perdendo, però, subito dopo la concentrazione quando era il suo turno.

 

MAGO DECISIVO

Sul 4-4, però, ha messo a segno il colpo da mago decisivo, da numero 1 al mondo: si è portato in vantaggio su servizio di Michelsen, ha sfruttato un suo doppio fallo e gli ha sfilato il servizio chiudendo il primo set pur senza brillare. Ormai tecnicamente e psicologicamente a metà dell’opera, Sinner ha trovato sicurezza nelle prime palle e ha cominciato a far correre il povero Alex. Ha aperto la seconda frazione ristrappando una, due, tre volte il servizio al ragazzino americano, decisamente in crisi al momento di servire. Jannik è fuggito via (6-0) e la partita si è trasformata in una seduta di allenamento con Michelsen nella veste di punching-ball, sottoposto a una gragnuola di colpi vincenti che avrebbero abbattuto un toro. Sul 6-4, 6-0 in suo favore Sinner non ha mica mollato la presa e, nel terzo set, sul 2-2 ha brekkato per l’ennesima volta il malcapitato statunitense, ha chiuso 6-2 il terzo set e guadagnato il terzo turno che lo rivedrà in campo contro l’australiano Christopher O’Connell, numero 87 del ranking, uno che ha stoppato in quattro set Mattia Bellucci.

 

 

 

Gli altri italiani: Matteo Berrettini non ha superato l’esame Taylor Fritz nel secondo turno degli US Open. Il romano ha salutato Flushing Meadows, battuto nettamente dall'americano con il punteggio di 6-3, 7-6, 6-1 in poco più di due ore di gioco. Berretto, sofferente a un polpaccio (flebite) è rimasto in partita soltanto nel secondo set, volato via on serve fino al tiebreak, poi vinto da Fritz con un netto 7-1.

Meglio è andata a Matteo Arnaldi che è approdato al terzo turno maramaldeggiando contro Roman Safiullin (6-4, 6-2, 6-2), a Jasmine Paolini qualificatasi per ritiro di Karolina Pliskova e a Lorenzo Musetti che ha piegato in cinque set Miomir Kecmanovic, numero 54 del ranking. Un braccio di ferro risolto dopo 3 ore e 50 minuti di gioco con il punteggio di 3-6, 6-4, 6-4, 2-6, 7-5. Muso ha annullato due match point nel decimo game del quinto set. Adesso affronterà Brandon Nakashima, numero 50. Ko, invece, Lucia Bronzetti (3-6. 1-6) contro la bielorussa Aryna Sabalenka 

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