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Luciano Spalletti, la mossa: fa mea culpa per tenersi l'Italia

Gabriele Galluccio
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L’Italia ricomincia da zero, anzi da tre. La squadra vista all’Europeo è quasi tutta da buttare, per strategia e soprattutto atteggiamento. Spalletti ha trascorso una bruttissima estate ed è consapevole di dover conquistare la fiducia di 60 milioni di persone: la sua popolarità è ai minimi storici, al punto che il ritorno della Nazionale viene percepito con un certo fastidio. Della Nations League non frega un fico secco a nessuno e questo è un bel problema per Spalletti: se farà bene all’esordio contro la Francia, non riceverà le giuste attenzioni; se farà male, verrà massacrato di nuovo. Allenare l’Italia in questo momento storico è un mestieraccio, però Luciano non è uno che si tira indietro. Ecco perché ha deciso di ricominciare da tre certezze: il sistema di gioco, la necessità di valorizzare i giovani, il recupero dei leader tecnici quali Barella e Chiesa.

Andiamo con ordine, perché il ct ha affrontato tutti questi argomenti nella consueta conferenza stampa che ha aperto il raduno a Coverciano. Spalletti ha ammesso di aver mandato in confusione la squadra a Euro 2024, esigendo troppo a livello tattico: con pochi giorni di preparazione e un’intera stagione nelle gambe non c’erano i presupposti per difendere a quattro e costruire a tre, cambiando vestito durante la partita. «Ho riflettuto - ha dichiarato il ct - ed è una delle cose che cambierò, voglio togliere questa complicanza: giocheremo sempre con il 3-5-2, il 3-4-2-1 o il 3-5-1-1. In avanti si è più liberi di interpretare le qualità che si hanno, ma il sistema è quello». Questo è già un passo avanti significativo rispetto all’Europeo: bisogna lavorare su un solo sistema fino a quando non lo si padroneggia.

 

 

Di conseguenza Spalletti ha deciso di convocare solo 23 calciatori, 20 di movimento più 3 portieri: in pratica l’Italia si allenerà a coppie. «Chiamandone di più - ha spiegato il ct - poi gli allenamenti non vengono bene, sei lì continuamente a cambiare e loro non sono liberi di lavorare al meglio. E poi così si sentiranno totalmente dentro il progetto di queste due partite, voglio tutti i giocatori molto interessati alla causa». Tra i 23 convocati sono 17 i reduci dall’Europeo e due le novità assolute (Okoli e Brescianini), alle quali vanno aggiunti i ritorni di Tonali e Kean.

Mancano Barella e Chiesa, entrambi deludenti all’Europeo ma che in futuro torneranno ad avere un ruolo centrale in Nazionale. L’interista è rimasto a Milano per sottoporsi a un intervento programmato da tempo: «Gli voglio bene perché è un professionista serio e un grande calciatore, lo aspetto per la prossima convocazione». Più complesso il discorso riguardante Chiesa, che è appena passato dalla Juve al Liverpool: «Ci siamo sentiti, mi ha detto che aveva bisogno di fare una preparazione adeguata e di allenarsi duramente con la nuova squadra. Fa parte del gruppo su cui vogliamo puntare».

Insomma, l’obiettivo di Spalletti per queste prime due partite (Francia il 6 settembre, Israele il 9) è di iniziare a lavorare allo sviluppo di nuovi Calafiori: «Con lui abbiamo trovato dei valori altissimi, se non lo avessimo fatto giocare questa qualità non sarebbe emersa. La voglia è di trovare altri calciatori così». La strada è tracciata e sembra l’unica percorribile per risollevare la Nazionale. «È il momento di fare qualcosa di differente - ha riconosciuto il ct - devo creare un nuovo gruppo trasferendo meno pressioni ai ragazzi e facendogli sentire la bellezza di giocare in Nazionale».

 

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