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Jannik Sinner "troppo costruito"? L'ultima figuraccia di Massimo Gramellini

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Scriveva Massimo Gramellini lo scorso 26 luglio: "Ognuno, qui al bar sport, ha la sua teoria. La mia è che Sinner, come tutti i talenti più costruiti che naturali, pensi di funzionare solo quando la macchina del suo corpo risponde alla perfezione. La minima crepa basta a fargli perdere certezze e a indurlo alla resa". Di seguito, l'articolo di Leonardo Iannacci pubblicato su Libero in edicola oggi, martedì 10 settembre.

Domenica notte, a New York, il grande Jannik Sinner non ha zittito soltanto Fritz e gli altri 126 tennisti che aspiravano al trono di Flushing Meadows ma anche tutti coloro che blateravano contro di lui: colleghi invidiosi, leoni da tastiera, oliatori vari e giornalisti, soprattutto italiani, oh yes.

 

 

 

A partire da Massimo Gramellini, uno che sembra non amare affatto il più grande tennista del mondo anche se nessuno sa il perché. Ricordate il forfait umanamente comprensibile di Sinner alle Olimpiadi per tonsillite acuta? Il corsivista del Corriere gli versò un “Caffè” amarissimo al riguardo: «Ma davvero non poteva giocare il primo turno all’Olimpiade imbottito di antibiotici contro un avversario abbordabile, per poi recuperare la salute nel corso del torneo?».

 

 

 

Il pidiessino Gramellini aveva rispolverato un antica malignità: lo scarso attaccamento al tricolore di Sinner, lo stesso che la Gazzetta denunciò come “caso nazionale” con tanto di titolone allorché il fuoriclasse saltò il primo turno di Davis per poi vincere quasi da solo l’lnsalatiera nella finale di Malaga.

 

 

 

Si sa, in Italia tutto si perdona meno che il successo e le continue frecciate contro il tennista più forte del globo sono state una grandinata: dagli attacchi alla sua “non italianità” perché è nato in Alto Adige e parla un italiano non da Accademia della Crusca al fatto che «sia andato a Montecarlo per non pagare le tasse» (peccato abiti lì dal 2020 insieme a tutti i colleghi tennisti, ai piloti di Formula 1 e ad altri cento personaggi dello sport e dello show-business) fino agli ultimi attacchi, velati e non, ricevuti durante l’affaire-Clobesol. Quando non pochi giornalisti arricciarono il naso e sollevarono un sopracciglio allorchè fu assolto perché «il fatto non sussisteva». Occhio Jannik, il fucile del nemico è sempre puntato. Disinnescaglielo con uno smash dei tuoi.

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