È quasi impossibile dire male della Ferrari in quanto istituzione e gloria dell’Italia. E complicato per chiunque confutarne il prestigio essendo un brand riconosciuto come vera icona sui mercati dei cinque continenti. Fondata il 12 marzo 1947 dall’allora 49enne Enzo Ferrari, con i propri modelli esclusivi e per molti inarrivabile è un’eccellenza indiscussa del nostro paese e ha imposto il proprio status ovunque: quotata in Borsa dal 2015 e straordinariamente vincente nel 2024 quando ha registrato ricavi netti pari a 6.677 milioni di euro, è in crescita dell’11,8% rispetto all’anno precedente, segnando vendite totali pari a 13.752 unità. È un vanto costantemente in crescita negli ultimi 35 anni, da quando Luca Cordero di Montezemolo divenne presidente (era il 1991) e rilanciò alla grande una fabbrica un po’ in difficoltà dopo la morte del Drake per poi ricreare un Reparto Corse che, con Michael Schumacher, ha vinto e rivinto.
Pistolotto doveroso per analizzare la realtà odierna della Ferrari in Formula 1 e cercare di capire i motivi per i quali l’italiano che l’ama la Ferrari e gli adepti del popolo delle Rosse, hanno da essere mortificati dopo quello che hanno visto nel weekend di Miami allorchè le SF-25 hanno vissuto ore da incubo: il Drake si sarebbe rivoltato nella tomba vedendo quello che è successo sul circuito della Florida fra Leclerc, Hamilton e il box.
Ferrari, disastro a Miami. Hamilton e Leclerc, finisce in rissa
Al Gran Premio di Miami di Formula 1 va in scena il naufragio della Ferrari: in Florida "scoppia" la coppia Le...D’accordo avere una monoposto che per il 18esimo anno non vincerà il titolo mondiale; persino perdonabile il fatto che si possono sbagliare per l’ennesima volta assetti e scelte tecniche; e accettabile, seppur fastidioso, riconoscere sportivamente la superiorità di Mercedes, Red Bull e ora McLaren che allestiscono macchine più veloci della SF-25. Ma è assurdo che si vada incontro a figuracce e umiliazione sportive come quelle che stanno raccogliendo gli uomini guidati da Fred Vasseur: dopo Maurizio Arrivabene e Mattia Binotto, il francese era stato scelto come il team manager della rinascita, invece non sembra sia neppure lui l’uomo giusto. Difficile da accettare per una scuderia che ha il nome, il pedigree e il lustro della Ferrari.
FIGURACCE
Pur avendo uno dei budget più alti della Formula 1, corroborato dal bonus di 100 milioni di dollari (!) extra che gli spettano in esclusiva in quanto unica scuderia sempre presente in Formula 1 dal 1951, le Ferrari sono un disastro in pista. John Elkann, il presidente che ne sta toppando la rinascita dopo aver mancato quella della Juventus, aveva scelto Sir Lewis Hamilton per affiancare Leclerc ma una monoposto ancora sbagliata come è la SF-25 ha azzerato tutto. Più gravi, poi, le figuracce fantozziane rimediate nei primi sei gran premi del 2025: tempi scadenti in prova e in gara, una doppia squalifica rimediata dalle Rosse in Cina, Leclerc che ha sbattuto contro il muro prima della Sprint di Miami, infine la deludente gara in Florida dopo una serie impressionante di baruffe, accuse e malignità fra i piloti e il box.
Hamilton umilia la Ferrari: il team radio a Miami
La stagione in Ferrari di Lewis Hamilton non è cominciata nel migliore dei modi e anche i rapporti con il compagn...Scene teletrasmesse in tutto il mondo essendo i team radio ormai pubblici: a un certo punto Hamilton, spazientito, ha chiesto strada al monegasco ma dai box non gli hanno detto subito di sì: decisione nefasta che ha poi visto Vasseur tornare sui propri passi e chiedere all’inglese di restituire la posizione a Charles. Un caos poco calmo ma per la settima e l’ottava posizione (!) che conferma come la SF-25 sia ora la quinta forza del campionato. Al termine i due piloti minimizzavano ai box («Non ce l’ho con Lewis» e «Tutto ok con Charles») ma erano bugie per i giornalisti. E Vasseur, alla fine, che ha fatto? Ha chiamato a sè Hamilton intimando: «Ti devi fidare di me!».
L’inglese, gelido, ha replicato: »Guarda che avrei potuto dire anche di peggio». Capito il clima? Scenette alle quali avremmo evitato volentieri di assistere e parole che non stanno affatto bene in bocca a chi veste la casacca con il Cavallino Rampante. Da tempo, sic, Ragliante.