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Questo Milan si illude di aver lavorato bene

di Claudio Savelli domenica 11 maggio 2025

2' di lettura

 C’è chi assicura che l’immobilismo del Milan circa il direttore sportivo e il prossimo allenatore sia dovuto all’imminente ingresso di Aramco in società. Aramco, colosso petrolifero saudita in parte controllato dal fondo sovrano Pif, sarebbe intenzionato ad acquisire una quota di minoranza del club ma non lontana dal 50%. In realtà è il Milan a cercare investitori da far entrare in società e ad aver avviato i dialoghi in giro per il mondo e questo conferma che le voci di un ingresso di un azionista escono dalla bocca di chi più che altro ci spera. La fiducia della piazza nell’attuale management e proprietà del Milan è ai minimi termini. Dalla contestazione si è addirittura passati a una sorta di rassegnazione, che è perfino peggio. È anche il Milan, con l’atteggiamento sempre un po’ altezzoso dei suoi manager, a indurre questo atteggiamento.

L’unico atto di umiltà della stagione- ammettere che c’è bisogno di un direttore sportivo per sistemare le cose- è stato rinnegato. Oltre un mese fa, Furlani spiegava che il Milan stava «valutando di prendere un ds tradizionale». Era il 2 aprile. Due sere fa ha precisato di aver detto che l’opzione veniva valutata, non che era già decisa. E poi ha spiegato che «il mercato lo fa la società», anzi «lo sta già facendo la società», come a dire che il direttore sportivo non serve e, se mai dovesse arrivare, non farà il direttore sportivo come da altre parti. E questo disincentiva i professionisti interessati. Rischia di essere un clamoroso autogol. L’ennesimo. Furlani sembra uno che ha smesso di incontrare i candidati, deluso da quel che ne è uscito. Ha lasciato intendere di non essere convinto di nessuno, da Paratici a Tare, passando per chissà chi altro. Forse i dubbi sono reciproci. Forse sono anche i direttori sportivi a non voler entrare in un Milan fatto in questo modo e non sarebbe certo la migliore pubblicità. L’impressione è che il finale di stagione stia illudendo i dirigenti rossoneri di aver fatto un buon lavoro. I due trofei, Bologna permettendo, dovrebbero invece evidenziane l’inadeguatezza perché con un paio di scelte giuste in più questa squadra avrebbe potuto lottare tranquillamente per lo scudetto. Invece l’effetto rischia di essere collaterale, ovvero che i dirigenti si convincano definitivamente che la colpa è stata degli allenatori che non hanno valorizzato il bendidio di cui disponevano.

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Quindi che, andando avanti così come si è, il prossimo anno non potrà che essere migliore. Magari addirittura con Conceicao in panchina che si è redento con questo 3-4-3 e un profilo comunicativo e gestionale decisamente più basso, proprio quello che avevano visto in Fonseca. Si sta materializzando il disegno tracciato la scorsa estate. Così sale la voglia di dimostrare di aver avuto ragione mentre cala, fino a scomparire, la forza di ammettere di aver bisogno di un aiuto.

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