Si conclude un campionato dimenticabile perché pieno di progetti falliti. Tra i nuovi solo il Napoli si è compiuto con lo scudetto e infatti verrà dismesso subito, con l’addio di Antonio Conte verso casa sua, la Juventus, undici anni dopo averla lasciata. Non si tiene conto di Inter e Atalanta che erano le uniche a proseguire sulla strada tracciata ed entrambe si sono confermate. Senza scudetto ma l’Inter con la finale di Champions e l’Atalanta con l’ennesimo ingresso in quest’ultima.
Due traguardi che fanno onore perché arrivati nonostante due stagioni imperfette. Per il resto, la percezione di un campionato al ribasso in termini di qualità e competitività è data dall’incompiutezza della massa di progetti che erano stati avviati in estate. C’è stata presunzione un po’ ovunque. Molti dirigenti si sono illusi che si potesse diventare grandi saltando qualche step.
Prendiamo un allenatore in rampa di lancio e andrà bene: non è stato così. Le grandi non sono il Como che possono dare a Fabregas tempo per maturare, giocatori da aggiungere a gennaio e il decimo posto come obiettivo.
L’eccezione è il Bologna, non a caso l’unica che non ha peccato di presunzione nella costruzione della squadra e del futuro. Poteva scegliere un tecnico navigati al livello a cui ambiva, invece ha puntato su Italiano su cui ora diverse grandi punterebbero. La Coppa Italia al Bologna è un atto di giustizia verso chi fa calcio come deve essere fatto. Il Bologna ha fatto ciò che la Fiorentina non è riuscita a fare. Quel passo in più. Fiorentina che rimedia con quest’ultimo guizzo che la riporta in Conference. Ormai è più che consolidata in questa dimensione, quindi non ha più scuse: in estate dovrà allestirsi per uscirne.
Il Milan è l’esempio di come le cose non vanno fatte. Se ne sono accorti tutti tranne gli autori delle gesta "antisportive", diciamo così. I tifosi rossoneri lo stanno facendo notare con forza ma nel frattempo Reijnders si avvicina alla cessione, come a dire che il Milan non è più un punto di arrivo ma di passaggio.
Ha fallito anche la Juventus, basta guardare quanta fatica fa per battere il Venezia e raggiungere quota 70 punti. È la stessa del primo anno dell’Allegri-bis che in mezzo ne aveva fatti 72 (al netto del -10) e 71. La Juventus ristagna a questo livello a prescindere da come imposta la stagione e da quanto spende. Una dimensione minore cristallizzata e quindi preoccupante. Di solito l’unico modo per uscirne è ingaggiare Conte e infatti è ciò che la Juventus vuole fare. La Roma in Europa League è un miracolo di Ranieri che cancella la nefasta gestione del club. La Lazio che buca tutto all’ultima giornata è invece un fallimento. Baroni aveva iniziato bene, forse perfino troppo perché poi squadra e atmosfera si sono sgonfiate contemporaneamente. Non è certo un fallimento quello di Di Francesco, al contrario è stato un miracolo tenere in vita questo Venezia fino all’ultima giornata. Questo tecnico merita una seconda occasione vera. Cade anche l’Empoli, la cui filiera di produzione e cessione del talento si è interrotta.