Tra i prati ordinati di Church Road, Jannik Sinner brilla come una stella alpina trapiantata dalle Dolomiti. Numero uno del seeding a Wimbledon, procede sicuro mentre il torneo si rivela una trappola per molti favoriti: dodici delle 32 teste di serie sono già cadute al primo turno. Lo racconta al Corriere della Sera, che fotografa un Wimbledon dove l’erba perfettamente pettinata dal 2001 può diventare un’insidia anche per i campioni. Intanto martedì ha liquidato il connazionale Luca Nardi in tre set, nel tentativo di arrivare in finale e magari vincerla. La ferita di Parigi, con la finale persa al Roland Garros, è invece ancora fresca: “Se ci penso? Può capitare, ma non mi spacco la testa”, spiega Jannik, che ha intensificato gli allenamenti sul servizio nelle ultime settimane.
Per lui la battuta non è solo potenza, ma anche una questione mentale, di variazioni e fiducia: “Solo adesso sto capendo che cambiare rotazioni può fare la differenza”. Il coach Darren Cahill conferma l’eccellente stato psicofisico del suo pupillo: "È fresco, motivato, ha capito che può restare al vertice per almeno altri dieci anni — dice l’australiano — Ha metabolizzato la sconfitta di Parigi, che è stata comunque straordinaria". Un dettaglio racconta il carattere di Sinner: dopo la finale persa al Roland Garros, ha preso un intero barattolo di caramelle dal players’ lounge e lo ha condiviso con la squadra in albergo, quasi a esorcizzare la delusione con un sorriso.
Ora a Londra l’ostacolo si chiama Aleksandar Vukic, numero 93 del mondo, già battuto da Sinner in due occasioni sul cemento. Un test sulla carta abbordabile, ma Wimbledon insegna a non fidarsi mai troppo. Basti vedere come gente tipo Zverev, Bublik e Musetti siano usciti. Sinner però guarda avanti, determinato e con la consapevolezza di potersi ritagliare un pezzo di storia: “Quando entro in campo, lavoro. Ie scorciatoie non ne conosco”.