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Milano, l'immigrato egiziano stupra la dipendente del San Raffaele: incastrato da questo selfie

domenica 29 agosto 2021

2' di lettura

È stato un selfie incautamente scattato sul sagrato di piazza Duomo a incastrare Haitham Mahmoud Abdelshafi Ahmed Masoud, l'egiziano 31enne arrestato per aver stuprato una dipendente di 25 anni dell'ospedale San Raffaele di Milano. L'uomo era sbarcato a Lampedusa tra il 10 e 11 maggio. Poi, come spiegano gli inquirenti, "due mesi di buco". L'immigrato clandestino fa perdere le sue tracce, vive da fantasma ma non esita a testimoniare con il suo smartphone la sua presenza in Italia. Almeno ufficialmente, non viene mai intercettato da alcun agente delle forze dell'ordine. Fino all'altra, sera quando stupra una ragazza.



L'unica prova del passaggio in Italia di Masoud è la fotosegnalazione a Lampedusa, appena sbarcato. Sosteneva di essere scappato per motivi politici, in fug dalle repressioni del governo egiziano. Annuncia di voler chiedere asilo, spiega il Corriere della Sera, e "il Viminale gli assegna il codice identificativo «064BSVV», una sorta di identità provvisoria per i migranti". Peccato che a quella registrazione non faccia seguito nessun monitoraggio sul neo-arrivato. Finito il periodo di quarantena, viene trasferito a Porto Empedocle. Da lì probabilmente via treno arriva a Milano. Quindi il 7 luglio fa richiesta d'asilo all'ufficio immigrazione della Questura di Milano. Altra fotosegnalazione, che permetterà poi di identificarlo.

In tasca Masoud ha un telefono. Dopo la denuncia dello stupro avvenuto il 9 agosto i poliziotti scandagliano le foto-profilo su Whatsapp e si imbattono nella sua, scattata davanti al Duomo. L'egiziano a  quel punto viene seguito e monitorato nei suoi spostamenti. Il 24 agosto, come se nulla fosse, torna all'ufficio immigrazione per completare la richiesta d'asilo. In sala d'attesa, gli agenti riescono a prelevare di nascosto da una lattina e da un mozzicone di sigaretta un campione di Dna da confrontare con quello ritrovato sul corpo della ragazza aggredita, stuprata e lasciata in un canale qualche giorno prima. Coincide: così alle 7 di sera di giovedì l'uomo viene arrestato in una casa in periferia che condivideva con altri 10 connazionali. 

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