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Immigrazione? Se la sinistra scorda quando speronava gli albanesi

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Renato Farina
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Le due fotografie mostrano momenti diversi della nostra storia italiana, e ci riguardano entrambe. Abbiamo scelto di accostarle, raccogliendo la provocazione di Andrea Vianello, reiterata ieri da Enrico Letta, e - al suo seguito - da alti papaveri del Pd e della Sinistra di Fratoianni. Sono due navi. La prima è quella usata come strumento di offesa morale al centrodestra e in generale al popolo italiano da Vianello & Letta: la ressa dei migranti italiani per imbarcarsi verso l'America. Con questo commento: "Quando sulle navi c'eravamo noi". La seconda l'abbiamo ripescata noi: è una corvetta della Marina Italiana che, al tempo di Prodi, 23 marzo 1997, condusse una battaglia navale affondando una nave carica di albanesi in fuga. Idea di un Tweet? Ma sì. "Quando la sinistra affogava i migranti". 

 

 

A una provocazione, una provocazione e mezzo. Qualche riflessione. Ma come si fa a fingere che il fenomeno migratorio dell'Ottocento e della prima metà del Novecento sia uguale a quello in corso attraverso il Mediterraneo? Sociologi progressisti quali Guido Bolaffi e Giuseppe Terranova hanno insegnato a distinguere l'immigrato dall'immigrazione. L'immigrato è una persona. Essere immigrato implica prima che considerazioni economiche, uno sguardo esistenziale. È giusto così. Gli italiani sanno bene di essere stati immigrati. E gli immigrati di ogni tempo e di ogni Paese hanno sempre quelle caratteristiche, siano stati ieri italiani e oggi polacchi o marocchini. Vogliono stare meglio. Confidano di trovare il modo di sostenere la famiglia. Altra cosa è l'immigrazione. Quella dei nostri connazionali in America, o negli anni '50 in Svizzera e in Germania non c'entra nulla, in nessun senso, con quella in cui ci troviamo a dover fare i conti in questo millennio.


L'America e l'Australia, l'Argentina e il Venezuela, Canada e Brasile chiamavano: la nostra immigrazione era figlia di una domanda di lavoro che proveniva da quei continenti. Si partiva pagando il biglietto. Avendo un riferimento. C'era molta miseria all'arrivo, e anche razzismo sfociato in linciaggi. Ma è una legge orrenda vigente da sempre: chi arriva è trattato come un invasore. I nostri emigranti erano stati però chiamati a viva voce. Questo ha determinato una differenza radicale: non era avvelenata dalla disperazione e organizzata da schiavisti per controllare la prostituzione e il mercato della droga in combutta con le nostre mafie.

 

 

ALTRE ONDATE
Oggi l'Italia è tornata ad essere un Paese da cui si emigra. Ma è una emigrazione da domanda, che si incrocia certo con una offerta. Dall'Africa no. Esiste certo anche in Italia una domanda di badanti, operai, infermieri, ingegneri, e sono benvenuti. Ma non può essere una sequenza di ondate, con le bande e una guardia costiera libica che regolano, in base ai pagamenti dei nostri servizi segreti, il flusso di povera gente ingannata e tenuta in campi spaventosi, profughi o migranti economici che siano, tutto questo esige un'altra risposta rispetto a quella fin qui data. Diciamocelo: oggi quando vogliono denaro, spediscono in Italia per avvertimento e ricatto, qualche migliaio di persone, che pur di finirla con torture e stupri, salterebbero anche nella lava, altro che barchini o barconi. L'Italia ha perduto la guerra di Libia del 2011. L'hanno vinta turchi e russo-egiziani. L'Europa, occorre l'Europa! Non si può frenare l'immigrazione foraggiando criminali.

LA CORDATA
Gli atti studiati dalla cordata Vianello-Letta-Fratoianni (Rai de sinistra + sinistra spappolata) hanno un senso chiaro. L'opposizione mediatica e politica non intende proporre soluzioni al traffico vergognoso di uomini, donne e bambini. Ma passa dall'identificazione di un nemico ("La Destra disumana") per ritrovare una qualche forma di unità e di visibilità. Il prezzo? Morti su morti, infelici su infelici. La tattica criminale dei negrieri include come momento preordinato il naufragio e l'annegamento di tanti sventurati migranti, insieme all'appuntamento con le navi Ong battenti bandiera nordica. Su questo non hanno speso una sola parola, niente da dire. Bensì abbiaSopra, l'immagine twittata dal direttore Rai, Andrea Vianello, e rilanciata ieri dal segretario Pd Enrico Letta: mostra la ressa dei migranti italiani per imbarcarsi verso l'America. Con questo commento: "Quando sulle navi c'eravamo noi".

 


Nella foto sotto, invece, c'è la nave albanese, carica di persone in fuga, affondata da una corvetta della Marina italiana al tempo del governo di Romano Prodi, 23 marzo 199. Per Vianello e Letta, la destra di oggi è disumana e scorda come eravamo noi. Ma noi rispondiamo ricordando loro quando affondavano i barconi albanesi mo assistito all'uso sciacallesco delle emozioni e della memoria patria per criminalizzare il governo Meloni. Neanche mezzo tweet è stato speso a sinistra per prendere in considerazione l'invito di papa Francesco di domenica scorsa: «Salvare i migranti, ma la Unione Europea non può lasciare sola l'Italia».

Nessuno come lui ha denunciato sin dall'inizio del suo Pontificato l'infamia di quanto sta accadendo nel Mediterraneo. Ed ecco che Bergoglio offre una palese apertura di credito all'esecutivo di destra-centro, che sulla carta non gli somiglia neanche un po' su questa tematica. Invece sì. Dà sostegno e lo suggerisce. C'è modo e modo di fare opposizione, su questioni che implicano la vita di tanti. Perché non seguirne l'indicazione che, prima ancora che politica, è morale, attinge ai valori costitutivi che sostanziano la nostra Repubblica? Le due immagini di prima pagina ci toccano profondamente. Abbiamo scelto di accostare all'icona della emigrazione dei nostri connazionali verso l'America la foto della corvetta Sibilla che il venerdì santo del 1997, 23 marzo, speronò e affondò nel Canale d'Otranto, in conseguenza delle disposizioni del governo Prodi-Bertinotti contro le migrazioni dall'Albania, la motovedetta Kater I Rades. Un blocco navale aggressivo: furono 108 i morti causati da quella politica francamente criminale. Silvio Berlusconi raggiunse il porto di Brindisi, non si mise ad accusare, soccorse i superstiti, aprì a loro la sua casa. Siamo stati incerti se usare un'immagine della "strage di Lampedusa" del 3 ottobre 2013, quando si consumò nel canale di Sicilia una delle tragedie marittime più gravi del terzo millennio: 368 persone persero la vita su un peschereccio salpato da Misurata (Libia) il 1° ottobre. I superstiti furono 155, di cui 41 minori (uno soltanto accompagnato dalla famiglia). Il premier allora era Enrico Letta. Che si fa? Mettiamo una foto di quei giorni e poi gli diciamo: «Guardati allo specchio, intona il mea culpa»? Non ci pensiamo neanche

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