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Immigrazione, Luca Ricolfi: "Tensioni sociali insostenibili, prenderne atto"

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Le nascite calano sempre di più in Italia e l'apporto dei migranti non può risolvere in toto il problema dell'equilibrio previdenziale: a sostenerlo è il sociologo Luca Ricolfi in un'intervista a La Stampa. "Quello che è critico - ha spiegato l'esperto - non è né la numerosità della popolazione, né la grandezza del Pil, ma l’equilibrio fra le dimensioni della forza lavoro occupata e quelle della popolazione che consuma senza contribuire al Pil: anziani, giovani 'neet', adulti inattivi o ritirati precocemente". 

Sulla questione migranti, invece, ha detto: "Avere tanti anziani significa fronteggiare ogni anno un cospicuo flusso demografico negativo, amplificato dall’eccesso di mortalità che ci ha regalato il Covid. Con oltre 700mila morti l’anno, e meno di 400mila nati, occorrerebbero ogni anno almeno 350mila nuovi cittadini per pareggiare i conti". Secondo Ricolfi, "l’apporto dell’immigrazione non è sufficiente per almeno due buoni motivi: primo, molti immigrati irregolari transitano in Italia, ma si dirigono verso altri Paesi; secondo, oltre la metà degli ingressi regolari (mediante il decreto flussi) sono per lavoro stagionale". Cosa che si collega a un importante punto, secondo il sociologo, il problema dell’equilibrio previdenziale.

 

 

 

Inoltre, a detta di Ricolfi, il trend di diminuzione della popolazione "nel periodo medio-breve non è invertibile, perché i fattori culturali (propensione a fare figli), anche se incentivati, cambiano molto lentamente, e immettere 700mila immigrati all’anno comporterebbe tensioni sociali insostenibili. Bisognerà, prima o poi, prendere atto che ci sono anche problemi irrisolvibili, o risolvibili, forse, solo nel lungo periodo".

E poi, se pure ci fosse un improvviso aumento demografico, ha sottolineato Ricolfi, questo non avrebbe delle conseguenze positive nell'immediato: "Aumentare le nascite, anche si riuscisse a raddoppiarle, potrà avere i primi effetti positivi sui conti pensionistici non prima del 2040, quando i nati in questi anni si affacceranno sul mercato del lavoro e, finalmente, cominceranno a pagare i primi contributi previdenziali".

 

 

 

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