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Sea Watch, bilanci milionari per la Ong: tra i finanziatori la Chiesa evangelica e i Verdi

Alessandro Gonzato
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Dici “Sea-Watch”, la Ong che sta polemizzando con Giorgia Meloni, e pensi a Carola Rackete, la capitana tedesca – da giugno europarlamentare eletta con l’estrema sinistra – che al porto di Lampedusa ha speronato la motovedetta della Guardia di finanza. Era giugno 2019: Rackete, al comando della nave “Sea Watch 3” su cui aveva imbarcato 42 migranti al largo della Libia, ha forzato la chiusura del porto siciliano disposta dal governo gialloverde. “Sea Watch” però non è solo questo, è una galassia, la più grande Ong del Mediterraneo che riceve e dona ad altre Ong un mucchio di denaro. Ci arriviamo subito. Rackete era stata arrestata con l’accusa di resistenza a una nave da guerra e tentato naufragio. Le era stato contestato anche il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La capitana ha trascorso quattro giorni ai domiciliari dopodiché è stata prosciolta. “Sea Watch 3” batteva bandiera olandese ma la maggior parte dell’equipaggio era tedesco: la Ong ha sede a Berlino e setaccia il mare come nessun’altra. È nata a fine 2014 ed è stata costituita ufficialmente a maggio 2015. Il fondatore è un commerciante tedesco, Harald Höppner, il quale- assieme ad alcuni soci - ha investito nell’acquisto della prima nave impiegata dall’organizzazione nel Mediterraneo. Da lì a qualche settimana le partenze delle carrette del mare dalla Libia e dalla Tunisia verso l’Italia, tempestivamente intercettate dalle Ong - casualità - sono cresciute esponenzialmente.

MONETA TONANTE
Dicevamo dei soldi, tanti, che spesso si incrociano con la politica. Solo nel 2018, guardando i bilanci, la Ong ha incassato un milione 797mila euro a fronte di spese per un milione 403mila, e il 56% è stato usato per finanziare proprio la “Sea Watch 3”, nel tempo sostituita dalla “Sea Watch 5”. Nel frattempo “1”, la “2” e la “4” sono state cedute ad altre Ong: “Mare Liberum”, “Mission Lifeline” e “Sos Humanity”, tutte tedesche. Sea Watch fa parte della rete “United 4 (for) Rescue”, che riunisce altre organizzazioni non governative ed associazioni: a fine 2022, ecco solo uno dei tanti intrecci con la politica, il ministero degli Esteri tedesco Annalena Baerbock – leader dei Verdi – ha dichiarato un finanziamento di 2 milioni a “United 4 Rescue”. Ne sono scaturite feroci polemiche da parte della destra. Restando ai Verdi, tra le più strenue sostenitrici della Ong c’è Barbara Lochbihler, eurodeputata per dieci anni ed ex segretario in Germania di Amnesty International. Questo contenitore, “United 4 Rescue” – attenzione – è stato fondato nel 2019 dalla Chiesa evangelica tedesca. Alcune missioni sono finanziate interamente o in parte da singole realtà, come appunto la Chiesa evangelica, ad esempio ad agosto 2020 per una missione partita dal porto di Buriana (vicino a Valencia).

 

 

Il presidente della Chiesa è Heinrich Bedford-Stroh, ex socialdemocratico, in passato in stretto contatto col sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Scorrendo l’elenco delle donazioni si vede che a sua volta “United 4 Rescue” nel 2022 ha partecipato con 200mila euro all’acquisto della “Sea Watch 5”; altri 200mila sono stati donati nel 2023 e quest’anno. Nei bilanci si trova di tutto, anche il milione 250mila euro - «soldi dei donatori» – speso da “United 4 Rescue” per l’acquisto di un’ex nave greca, Poseidon, poi riconvertita nella “Sea Watch 4”. La Ong tedesca ha più di 100 dipendenti e oltre 500 attivisti. Altri finanziamenti: nel 2021 Sea Watch ha versato 550mila euro alla ong Sea Eye e 337mila alla Louise Michel, l’imbarcazione sostenuta dall’artista Bansky.

NO GLOBAL E RICCHI PREMI
Ma la Ong, autentica cassaforte, sempre nel 2021 è stata molto generosa (140mila euro) anche con la Ong italiana Mediterranea Saving Humans che gestisce la nave Mare Jonio di cui l’ex capo no-global Luca Casarini è capomissione. Nel 2021 Sea Watch ha dichiarato entrate per 12 milioni. Tra i finanziatori la Deutsche Postcode Lotterie, lotteria privata tedesca. Non solo navi, pure aerei, coi quali Sea Watch manda segnalazioni alla propria flotta ma non solo. Lo scopo è sempre quello di caricare quanti più migranti possibile. Sequestri e multe per violazioni alle leggi italiane non spaventano. Il portafogli è sempre più gonfio. Sea Watch tuona contro le istituzioni e Meloni risponde: «Vergognoso definire le guardie costiere i veri trafficanti di uomini, delegittimando tutte quelle degli Stati del Nord Africa e magari anche quella italiana. Sono dichiarazioni indegne che gettano la maschera sul ruolo e sulle responsabilità di chi finanzia certe Ong». Che fanno tutto questo per scopi umanitari, sia chiaro...

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