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Gabriella Pravettoni, Ieo: "Così cambierò la cura del tumore"

Scordatevi il medico seduto alla scrivania che vi parla senza guardarvi negli occhi, che prescrive liste chilometriche di farmaci usando termini incomprensibili. Dimenticate il malato che, pazientemente, ascolta (spesso capendo molto poco) e non ha il coraggio di fare una domanda in più. Parlare con Gabriella Pravettoni, direttrice di Psiconcologia allo Ieo e professoressa all'Università Statale di Milano è scoprire che una medicina dal volto umano è possibile. Soprattutto quando di mezzo c'è una malattia chiamata tumore. Il progetto - L'Unione Europea ha appena finanziato un suo progetto che vuole cambiare la relazione tra medico e paziente. Non solo a parole. Ma con strumenti ad hoc per cui, quando un medico si trova davanti un malato di cancro, oltre a sapere tutto della sua malattia, dovrà conoscere anche i tratti della sua personalità. Sarà sviluppato un software che aiuterà a costruire un profilo psicologico del malato in tempo reale. “Sapere se un paziente è è depresso o ansioso – spiega Pravettoni – aiuta il medico a trovare le parole giuste, a individuare la strada per avere la sua collaborazione. Perché noi vogliamo che il paziente non sia un soggetto passivo. Così le cure funzionano di più”. Gli strumenti - Il progetto prevede poi la creazione di app specifiche che mettono in relazione i malati e la creazione di un Tripadvisor dei medici, degli oncologi. Gabriella Pravettoni ammette che aver vissuto da vicino il dramma della malattia la aiuta a comprendere la sofferenza dei suoi pazienti e dei suoi ammalati. Il suo progetto vuole mettere sullo stesso lato della barricata medici e pazienti, insieme contro il nemico comune con gli strumenti adeguati. L'informazione corretta da parte del medico e un coinvolgimento totale del paziente.  Il progetto della dottoressa Pravettoani vuole creare una medicina dal volto umano che però noi già vediamo nei suoi occhi azzurri che si riempiono di lacrime quando racconta della malattia di suo padre e quando ricorda una sua paziente di 26 anni malata di tumore al polmone. di Lucia Esposito  

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